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Riflettori su Barella il tesoro del Cagliari

di Roberto Muretto
Riflettori su Barella il tesoro del Cagliari

Il centrocampista sardo piace alle big italiane e all’estero

17 gennaio 2017
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CAGLIARI. «Se fossi un dirigente della Juventus lo prenderei subito». Firmato Gianluca Festa. Parole che l’ex giocatore e allenatore del Cagliari ha detto in tempi non sospetti, quando lavorava tutti i giorni con Nicolò Barella, ragazzino delle giovanili del Cagliari che prometteva bene. È passato qualche anno e quello che allora era solo un calciatore in embrione, adesso è una realtà del panorama nazionale. Non è un caso se la società rossoblù ha ricevuto tante offerte, rimandate al mittente, per un talento che ha avuto una crescita tecnica e tattica esponenziale. Il 7 febbraio Nicolò (che ha mosso i primi passi nella scuola calcio Gigi Riva) compirà vent’anni e solo qualche giorno fa ha rinnovato il contratto col Cagliari fino al 2021. Il patron Giulini ha giocato d’anticipo, ponendo le basi per un progetto futuro che prevede una squadra con una forte identità sarda.

Passi da gigante. «Barella cresce di partita in partita e oltre ad avere grandi qualità, sta dimostrando di avere molta intelligenza tattica». Parole di Massimo Rastelli che ormai lo considera un titolare quasi intoccabile. La scorsa stagione in serie B, dopo aver giocato col contagocce nel girone di andata, a gennaio il centrocampista è stato ceduto in prestito al Como. Una breve esperienza che gli è servita per migliorare il bagaglio tecnico e acquisire sicurezza nei propri mezzi prima di fare ritorno alla “casa madre”.

Gli esordi. Nel giro della prima squadra, Barella è entrato nella stagione 2014-2015. Il 14 gennaio gioca la gara di Coppa Italia al “Tardini” contro il Parma. Finisce 2-1 per gli emiliani. Si rifà il 4 maggio del 2015, giorno dell’esordio in serie A. Avviene sempre contro il Parma, ma questa volta è un successone per i colori rossoblù. Il Cagliari vince 4-0 ed è festa grande al Sant’Elia, anche se le speranze di evitare la retrocessione sono minime. Una partita nella quale Barella fa subito vedere di che pasta è fatto. Non ha paura di avversari che forse fino a quel giorno aveva visto solo alla televisione. Va al contrasto senza nessun timore e viene ammonito. Festa deve frenare gli ardori di un ragazzo che commenta così a fine gara: «Sono felice, spero di indossare per tanti anni questa maglietta». Lo farà fino al 2021, anche se spesso i contratti firmati nel calcio non hanno molto valore.

Le big. Il giocatore nato a Cagliari ha tanti occhi puntati addosso. Soprattutto quelli dei direttori sportivi delle grandi squadre italiane. Ma non solo. Da Londra arriva l’indiscrezione che Antonio Conte, mister del Chelsea, se non dovesse riuscire a convincere Nainggolan, potrebbe chiedere ai “blues” di virare su Barella che probabilmente farà seguire da qualche osservatore nelle prossime partite. Giulini si frega le mani e fa muro. Il giocatore non è sul mercato. Se continua su questa strada e a stare sui livelli di domenica scorsa, il suo valore crescerà notevolmente e rappresenterà una sorta di “tesoretto” per il Cagliari del futuro.

Caratteristiche. Intanto Nicolò Barella ha un grande pregio: la duttilità. Può essere utilizzato da esterno di centrocampo su entrambe le corsie, ma se la cava benissimo anche nel ruolo di trequartista. Ha nel Dna calcistico la lotta, la determinazione, la voglia di dare sempre tutto senza risparmiarsi. Se fino a poco più di un anno fa aveva limiti tecnici sul piano del palleggio, li ha colmati lavorando sodo giorno per giorno. Adesso il pallone tra i piedi non gli brucia più. Prova sempre a giocare e sa mantenere la lucidità necessaria per regalare assist preziosi ai compagni. Un esempio? L’azione personale che lo ha visto protagonista nel secondo tempo della gara col Genoa: ha vinto due contrasti, ha dribblato un avversario e dopo aver alzato la testa, ha servito Joao Pedro da solo dentro l’area. Ma Nicolò ha altre due grandi qualità che nello sport sono fondamentali: l’umiltà e la cultura del lavoro. Non si è montato la testa dopo la valanga di elogi ricevuti e non si sente arrivato. Mica poco in un mondo che fagocita tutto in fretta, senza guardare in faccia a nessuno.

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