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Cagliari impara a chiudere la porta

di Roberto Muretto

Quella dei rossoblù è la seconda peggior difesa del campionato con una media superiore a due gol incassati a partita

25 ottobre 2016
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CAGLIARI. I numeri non mentono. Il Cagliari ha un attacco che segna a raffica (solo Roma, Juventus, Napoli e Torino hanno fatto meglio), ma da contraltare fa la difesa. Il Crotone, ultimo in classifica, è l’unica formazione ad aver fatto peggio dei rossoblù: venti reti incassate contro le 19 dei sardi. Da qui bisogna partire per fare un’analisi del cammino della squadra guidata da Massimo Rastelli che soltanto in una occasione, nelle nove partite giocate finora, è riuscita a tenere la porta inviolata. La classifica sorride al Cagliari, proprio perchè fa centro spesso e volentieri. Ma chi deve puntare alla salvezza non può permettersi di subire una media di due reti a partita. Alla lunga il rischio di pagare dazio è grossissimo. Un aspetto da migliorare in fretta, sul quale il tecnico sta focalizzando l’attenzione. Dietro vanno piano ma non bisogna cullarsi sugli allori, perchè basta poco per trovarsi nei guai.

Equilibrio. In realtà una spiegazione c’è. Ci sono momenti delle partite durante i quali la squadra perde le distanze tra i reparti. Si allunga e concede praterie agli avversari. È quello che è successo domenica quando i rossoblù si sono buttati in avanti senza ragionare, esponendosi alla ripartenze della Viola, formazione che ha nel palleggio una delle sue migliori qualità. Non è solo colpa della difesa se il Cagliari subisce tanti gol. Il centrocampo non garantisce protezione e tante volte gli attaccanti si dimenticano che sono loro i primi difensori. Non pressano, lasciano impostare liberamente l’azione. Atteggiamento che fa andare su tutte le furie il mister. Dal primo giorno di ritiro batte su questo tasto.

Black out. Se la scorsa stagione il Cagliari poteva concedersi il lusso di commettere degli errori, perchè vista la netta superiorità era in grado di rimediare, in serie A la musica è completamente diversa. Bisogna stare concentrati e sul pezzo per tutta la partita. Non staccare mai la spina. La squadra sarda non ha ancora superato questo limite. È sufficiente prendere in esame le gare di campionato per avere una risposta. In tutte ha sempre avuto momenti in cui si è spenta la luce. Forse solo nella gara con l’Atalanta, dominata, non è successo. La continuità di rendimento è fondamentale. Avere delle bocche da fuoco così efficaci è un grande vantaggio, che va sfruttato. Fa rabbia segnare tre gol a una “big” come Fiorentina e non prendere punti. Se migliora la fase di non possesso, il Cagliari può davvero pensare di stare in pianta stabile nella parte sinistra della classifica.

Verso la Lazio. Il luogo comune “per fortuna si gioca tra tre giorni”, forse questa volta è un bene per i rossoblù. Non c’è tempo per leccarsi le ferite e rimuginare sugli errori commessi. La partita contro i biancocelesti è difficile e non solo perchè si gioca all’Olimpico. Quella di Simone Inzaghi è una squadra che finora ha avuto alti e bassi ma che ultimamente sta esprimendo un ottimo calcio. «Devo pensare a mettere in campo uomini freschi che corrano più degli avversari», ha detto Rastelli nella conferenza stampa subito dopo la partita con la Fiorentina. Probabile un turn over. Per esempio il ritorno sulla linea difensiva di Isla e l’inserimento di Munari a centrocampo. Così come è probabilissimo l’impiego di Melchiorri dal primo minuto in attacco. Al fianco di chi? Sau o Borriello, ma il primo, che ha sempre giocato dall’inizio (è stato sostituito sette volte) potrebbe usufruire di un turno di riposo ed essere utilizzato a gara in corso.

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