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Il Banco punta sull’effetto-camaleonte

di Andrea Sini
Il Banco punta sull’effetto-camaleonte

Tante soluzioni tattiche possibili e pedine facilmente interscambiabili: la squadra di Pasquini può davvero stupire

30 settembre 2016
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SASSARI. Un motore a più tempi, che predilige i rapporti lunghi per raggiungere la massima velocità ma che non disdegna l’utilizzo delle marce ridotte per destreggiarsi nelle aree più impantanate. L’esordio in campionato è ormai dietro l’angolo e in questa settimana di lavoro la Dinamo sta lavorando duro sui dettagli di un percorso tecnico che si prospetta particolarmente interessante.

Vecchie abitudini. Il tardivo approdo di Gabe Olaseni a Sassari, dopo le lunghe settimane con la nazionale britannica, non ha permesso di svelare del tutto il potenziale della squadra di coach Federico Pasquini, che si è presentata al completo soltanto nelle ultime due amichevoli, a Legnano e Torino. Ma sulla base delle caratteristiche dell’ex centro del Brose Bamberg, dinamismo, verticalità e discreti tempi nel “leggere” le situazioni, si può dire che questo tipo di arma sia in un centro senso ben nota al pubblico sassarese, che negli anni della gestione Sacchetti ha sempre puntato su lunghi di questo tipo (da Easley e Lawal, fatte le debite differenze). Che si tratti di pick&roll con il play o di rimorchio per il rimbalzo offensivo, Olaseni può rappresentare un punto di riferimento fondamentale.

Nuove risorse. Quello che i tifosi della Dinamo non vedevano da tempo era invece un centro di peso, dotato di buoni movimenti spalle a canestro e di rapidità mentale per seguire le rotazioni in difesa. Tau Lydeka non sarà un fulmine di guerra, ma ha già fatto vedere una cosa molto semplice: quando la circolazione di palla si impantana, dargli la palla in post basso è quasi sempre un’ottima soluzione per attaccare il canestro o per aprire il campo. Con in più tanto lavoro sporco e nessuna pretesa a livello di palloni da giocare.

L’assetto “standard”. Il quintetto base, salvo necessità contingenti, sarà con tutta probabilità formato da Johnson Odom e Lacey (intercambiabili in cabina di regia ed entrambi pericolosi dall’arco quando liberati dell’onere di portare palla), Carter, Savanovic e Olaseni. Carter, molto alto per essere marcato da un’ala piccola, ma egualmente rapido di gambe, sa fare male da fuori ma in precampionato ha fatto vedere le cose migliori quando innescato in avvicinamento a canestro. Savanovic è l’elemento che può sparigliare i giochi: mani da pianista in un corpo da buttafuori di Belgrado (2,04 per 102 chili), intelligenza cestistica e letture da play, fa egualmente male dai 6,75 e dall’area colorata. Non a caso uno dei giochi più interessanti proposti da Pasquini prevede l’uscita dei due lunghi in post alto (doppia soluzione, a seconda della presenza di Lydeka o Olaseni) con i gli esterni che “cucinano” lo schema con tagli sul fondo o uscite alte.

L’assetto ribassato. Il vero “braccio armato” della Dinamo è quello che parte in panchina. Detto di Lydeka, e conoscendo le caratteristiche di Devecchi, Sacchetti (nei quintetti dinamici la sua duttilità tra i ruoli di tre e quattro è fondamentale), Stipcevic e D’Ercole, le soluzioni provate in precampionato sembrano portare frutti immediati: Pasquini li inserisce quasi sempre molto presto nelle rotazioni e non disdegna l’idea di schierarli tutti insieme. Con un effetto quasi sempre dirompente a livello difensivo e con la certezza che anche in attacco si spingerà a tutto gas. Motivo per il quale l’inserimento di Olaseni con gli “all whites” potrebbe portare a fuochi d’artificio in attacco.

Corri&pensa. Al coach piace da morire la soluzione offensiva immediata (in stile Sacchetti), ma solo quando si arriva in attacco con un certo ritmo. In seconda battuta c’è sempre con la richiesta di uno sforzo costante per fare un passaggio in più: 24 secondi possono servire tutti.

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