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«Fallimento Ferrari E Arrivabene non mi convince»

di Rocco Coletti
«Fallimento Ferrari E Arrivabene non mi convince»

L’ex pilota di Formula 1 a 52 anni è ancora nel Mondiale Turismo: oggi ci sono buoni piloti ma nessuno è come Schumacher

31 agosto 2016
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di Rocco Coletti

Gabriele Tarquini non è mai stato un tipo che le manda a dire. Ha tanta di quell’esperienza alle spalle che può parlare senza paura di essere contraddetto. Esperienza che accumula ancora in pista, visto che il 52enne pilota di Giulianova (Teramo) è al volante e partecipa al Wtcc (World touring car championship), il campionato turismo, alla guida della Lada. Tanto per rendere l’idea, Tarquini ha stabilito un record: è il pilota “meno giovane” ad aver vinto, nel 2009, un campionato mondiale della Fia. In Formula 1 ha disputato 78 Gran premi, tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. Quindi, quando parla della Ferrari e del dominio Mercedes lo fa con cognizione di causa. E non è certamente tenero con la Rossa («È una stagione fallimentare»), men che meno con il suo management.

Tarquini, guarda i Gran premi di Formula 1in televisione?

«Come no? È stata la mia vita per tanti anni e mi appassiona ancora».

Non è annoiato dalla superiorità delle Mercedes?

«No, qualcuno deve dominare. Prima era la Red Bull o la Ferrari. Ci sono dei cicli. Nella Formula 1 negli ultimi 15 anni c’è sempre qualcuno che domina».

Doveva essere la stagione del rilancio delle Ferrari. E invece…

«E invece è stata una delusione. Tante aspettative, tanti cambiamenti: zero successi. Anzi, le Mercedes si sono allontanate e anche le Red Bull certe volte sembrano superiori. Diciamo che si sta rivelando una stagione fallimentare, è inutile fare giri di parole».

Nemmeno l’avvento alla presidenza di Sergio Marchionne ha cambiato qualcosa?

«Lui ha fatto grandi cose in Fiat, ha risollevato l’azienda sul piano finanziario, l’ha rilanciata su quello industriale. Ma i risultati sportivi non vanno di pari passo con quelli aziendali. Non è stato così bravo come lo è nelle strategie dietro la scrivania. Il ruolo del presidente sta nello scegliere gli uomini, ha cambiato tanto, ha fatto delle scelte, ma finora…».

Maurizio Arrivabene, il team principal, la convince?

«A me no, io lo conosco dagli anni Ottanta, dai tempi in cui correvo in Formula 1. Lavorava per la Philip Morris, curava marketing e e sponsorizzazioni. Lui conosce la Formula 1, per carità, ma ha maturato esperienza in un altro ruolo. Anche lui ora deve scegliere, e si tratta di un compito delicatissimo. Deve scegliere ingegneri e progettisti, all’interno e all’esterno dell’azienda. Io sono un po’ perplesso per le decisioni della Ferrari: non vedo molta gente del mondo delle corse. Arrivabene ha la responsabilità di tanti uomini, non solo di quelli che sono in pista. Marchionne voleva vincere subito e invece zero vittorie. Si tratta di una debacle se si considera che al volante ci sono due campioni del mondo. E Sebastian Vettel, per me, è un fenomeno».

In che cosa è più forte la Mercedes?

«All’inizio è stata brava nell’interpretare i regolamenti del motore ibrido. Si è creato subito un gap. Un po’ alla volta lo strappo è stato ricucito, ma la casa tedesca si migliora in continuazione: telaio e aerodinamica in continua evoluzione. Bisogna fare i conti con una macchina perfetta».

La Red Bull?

«Ha pagato a caro prezzo la carenza del motore, quello Renault faceva fatica. Ora va meglio. E il telaio Red Bull è superiore a quello della Ferrari, sia sul piano meccanico sia aerodinamico».

Chi vincerà il Mondiale?

«Hamilton ha fatto un recupero straordinario. È partito con parecchi problemi, Rosberg si era ringalluzzito. Ma Hamilton lo ha sempre “massacrato” psicologicamente, gli ha fatto sempre capire che lui era il migliore. Gli ha messo pressione addosso. Con questo andazzo, con la rimonta effettuata, penso vinca ancora Lewis».

Come si gestiscono piloti della stessa scuderia?

«All’inizio dell’anno sono liberi di dare il massimo. Non c’è un ordine. È chiaro che non si devono sbattere fuori l’un l’altro. Vengono spesso richiamati, in casa Mercedes è accaduto dopo il Gp d’Austria. Gli ordini di scuderia arrivano quando si lotta tra piloti di diversi team».

Nostalgia per la vecchia Formula 1?

«Era più umana, con tanti protagonisti. Ho vissuto l’era di Senna, Prost, Mansell, Alboreto, Berger. Era una Formula 1 diversa, meno elettronica, dove il pilota contava di più, faceva la differenza. A questi livelli, quelli attuali, invece, domina l’evoluzione tecnologica. Certo, il progresso va canalizzato e certe scelte vanno ponderate: il motore ibrido è troppo costoso, troppo complicato. Solo tre costruttori (Mercedes, Ferrari e Renault) lavorano ad alti livelli; sono pochi per dare spettacolo. E poi i concetti di aerodinamica sono stati liberalizzati troppo».

Il miglior pilota?

«Nessuno come Senna e Schumacher. Anzi, Schumacher è stato il migliore perché è rimasto al vertice per più di dieci anni».

E lei?

«Corro ancora, nel campionato Wtcc, uno dei tre mondiali riconosciuti dalla Fia. Dopo cinque anni di Honda, adesso guido una Lada, una macchina russa. Ho vinto una gara a Mosca e domenica sarò in Giappone».

Di smettere non se ne parla?

«Non lo so. Io non porto sponsor. Sono i costruttori che investono sul sottoscritto, perché pensano che io possa dare qualcosa. Saranno loro a farmi smettere, quando non mi chiameranno più».

@roccocoletti1

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