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Samba, pallone e famiglia: Joao è in rampa di lancio

di Roberto Muretto
Samba, pallone e famiglia: Joao è in rampa di lancio

Grandi aspettative sul brasiliano del Cagliari: «Le responsabilità non mi pesano Dimostrerò a tutti che anche in serie A posso essere un giocatore decisivo»

22 luglio 2016
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INVIATO A PEJO. Lui e Marco Sau sono i giocatori più in forma del Cagliari. Joao Pedro è l’uomo che può fare la differenza. La sua fantasia, unita a una grande tecnica, possono mettere a soqquadro le difese avversarie. Per il trequartista brasiliano quella appena cominciata è la stagione della verità. Deve dimostrare che la società ha fatto la scelta giusta quando ha deciso di puntare su di lui. «Non ho ancora digerito la retrocessione - spiega dopo l’ultimo allenamento a Pejo -. Mi hanno ferito alcune critiche, soprattutto quelle che dicevano che non ero un giocatore adatto per la serie A. Sono stato in silenzio, ho pensato a una sola cosa: riscattarmi e smentire chi sosteneve questo. L’anno scorso ho dato il mio contributo per la promozione, quest’anno so benissimo che da me tutti si aspettano tantissimo».

Joao è bravo palla al piede ma diventa un peso in fase di non possesso. Concetto che è stato ripetuto più volte. «In parte è vero - ammette il brasiliano -. Non pensavo che si potessero fare bene le due fasi di gioco. Lo consideravo troppo dispendioso. Invece, grazie al lavoro fatto col mister, sono cresciuto e ho capito che nel calcio moderno bisogna sapere attaccare e difendere. Io adesso rincorro l’avversario, presso, recupero palla. Ho fatto il salto di qualità».

E per questo deve dire grazie a Massimo Rastelli. «Molto del merito è suo - conferma -. Lui ha creduto in me, mi ha dato fiducia, spiegato le situazioni tattiche più volte. Mi ha spronato a dare il massimo. Ho tanta voglia di essere protagonista e dare soddisfazione al mister, alla società e ai tifosi».

Ormai è un trequartista a tutti gli effetti. «Il mio ruolo adesso è questo - aggiunge -ma se c’è bisogno di me a centrocampo, sono pronto. Non c’è nessun problema, il mio dovere è aiutare la squadra a vincere le partite».

A Pejo per due volte ha dovuto servire la cena ai compagni non essendo riuscito a centrare la traversa nel gioco che Rastelli ha inventato per chiudere l’allenamento. «Spero che non succeda più - dice sorridendo -, anche se a fare il cameriere mi sono abituato. È un gioco divertente, se lo faremo ancora non perderò».

Quando si hanno tante aspettative il rischio è quello di sentore troppo le responsabilità. «È bello averle. Questa è la mia terza stagione al Cagliari e mi sento un giocatore importante. I compagni mi aiuteranno a fare bene perchè in questo gruppo siamo uniti, c’è grande intesa tra di noi».

La serie B, forse, ha aiutato Joao Pedro a crescere. «In un certo senso sì - ammette -. In campo sono diventato più “cattivo”, più determinato. La prima stagione qui non ero al cento per cento e poi sono successe troppe cose negative. Adesso è tutto diverso, siamo consapevoli che non sarà facile salvarci, ci sarà da soffrire. L serie A è un’altra cosa ma abbiamo lo spirito giusto».

Farias, essendo suo connazionale, è quello più vicino a lui. «Ho un carattere tranquillo, vado d’accordo con tutti. In questi anni non ho mai avuto problemi con nessuno. Si ride, si scherza un po’ con tutti, ma quando arriva il momento di lavorare la nostra faccia cambia. Diventiamo concentrati e attenti alle spiegazioni del nostro allenatore».

Joao chiude facendo un bilancio del ritiro in Trentino. «Siamo stati molto bene e questo ci ha aiutato a sopportare la fatica. Sappiamo che quella della preparazione è una fase fondamentale e la stiamo facendo con grande impegno. I nuovi arrivati sono grandi professionisti, sembra che siano con noi da sempre».

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