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Fabio Aru al Tour: «Piedi per terra ma ho un sogno»

di Mario Carta
Fabio Aru al Tour: «Piedi per terra ma ho un sogno»

«Sono pronto e voglio far bene. Sarà bello vedere sventolare qui i Quattro Mori »

02 luglio 2016
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SASSARI. 12.50, pronti via. Scatta da Mont Saint Michel, con due prime partenze da neutralizzare per permettere il suggestivo attraversamento del fondale che separa il santuario sull’isolotto dalla costa, l’edizione numero 103 del Tour de France. Da Mont Saint Michel a Utah Beach, a Satine Marie du mont,188 tranquilli chilometri sulle strade della Normandia e della Seconda guerra mondiale. In gara anche Fabio Aru, capitano dell’Astana, esordiente. Lo scalatore di Villacidro ha nel palmares un secondo e un terzo posto al Giro, dove ha anche indossato – primo sardo nella storia – la maglia rosa, e il primo posto finale lo scorso anno alla Vuelta. Ora, il Cavaliere dei Quattro Mori va alla conquista del Tour.

Fabio, è vero che anche un fior di professionista che ha già maturato esperienze in corse come Giro, Vuelta e Mondiale, può emozionarsi all'esordio al Tour de France?

«Sì, è verissimo, e non solo perché è l’unico grande giro che finora mi mancava, ma anche perché il Tour va oltre il ciclismo ed è una manifestazione di altissimo livello nell’intero sport mondiale».

Con che spirito ti presenterai alla partenza?

«Mi sono preparato a fondo, sono pronto. Sono molto concentrato e contemporaneamente molto curioso, sono curioso di vedere come andrà».

Hai detto che farai il Tour tenendo i piedi per terra. Ma il cuore e la testa, intesa come fantasia, dove andranno?

«Ho detto che correrò con i piedi per terra perché il Tour è una corsa che non conosco e ritengo giusto avvicinarmi in maniera cauta, poi è vero che si corre anche con il cuore e con la testa ed è legittimo sognare e avere ambizioni, per questo il mio sogno è quello di fare la corsa migliore possibile, e strada facendo mi misurerò con me stesso per capire quali sono i miei limiti, che ancora non conosco. Voglio proprio vedere com’è, il Tour, voglio fare esperienza, anche questa esperienza, ma tutto questo non preclude il fatto che abbia una gran voglia di far bene».

Hai studiato il percorso con il tuo compagno di squadra e amico Paolo Tiralongo, in particolare le tappe alpine, quelle dell’ultima settimana. Dove puoi far bene? E quale regalo vorresti farti per il tuo ventiseiesimo compleanno, che è domani?

«Mi regalerò una bella tappa, dai»

Dove pensi di poter far bene, e dove invece temi di poter soffrire?

«Soffrire c’è da soffrire sempre, sono ventuno tappe e sono tutte difficili. Dove penso di far bene? Strada facendo vedremo un po’ come sarà la mia condizione».

Chi vedi favorito? Ti ci metti?

«I grandi favoriti sono Froome e Quintana, hanno già fatto vedere nelle precedenti edizioni di cosa sono capaci su queste strade. Io no, non mi ci metto, sono un esordiente e devo fare ancora tanta esperienza».

Grazie a Fabio Aru le bandiere dei Quattro Mori hanno cominciato a sventolare prima sulle strade del Giro, poi in Spagna e adesso anche al Tour. Chi ti seguirà in Francia? La famiglia, i tifosi...

«I miei e Valentina mi raggiungeranno più avanti, e so che tanti amici dalla Sardegna si stanno organizzando per venire a sostenermi sullE strade francesi. Per me vedere sventolare le bandiere della mia terra sarà un’emozione in più, un’altra grande emozione e un ulteriore stimolo per far bene»

Non sono tempi facili, in Francia più che altrove. Il servizio d’ordine e le misure antiterrorismo sono al massimo. Com’è il clima? Come stai vivendo questo problema?

«Devo dire che il clima è sereno e rilassato, non si nota niente e anche alla presentazione di giovedì c’era tantissima gente. Penso che questa organizzazione sia impeccabile, e molto attenta anche al discorso della sicurezza».

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