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I MULTIPLI FATALI

Quella con l’Ungheria di oggi è la partita che avremmo voluto giocare noi, al posto del Belgio. Sono giorni che ci diciamo quanto sarebbe stato meglio arrivare secondi, e che il meglio è nemico del...

26 giugno 2016
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Quella con l’Ungheria di oggi è la partita che avremmo voluto giocare noi, al posto del Belgio. Sono giorni che ci diciamo quanto sarebbe stato meglio arrivare secondi, e che il meglio è nemico del bene, ma la verità è che - se avessimo perso all’esordio - chissà come sarebbe poi finita con la Svezia, e magari ora saremmo al posto dell’Irlanda contro la Francia.

Inutile farci grandi film, insomma, anche se una cosa possiamo dirla con serenità: che l’edizione a 24 è un ibrido penoso, e che se l’unica preoccupazione era quella di aumentare gli incassi tanto valeva organizzare gli Europei direttamente a 32 squadre, con 8 gironi e senza ripescaggi delle terze. Proprio i ripescaggi - che avvantaggiano le prime dei gironi A, B, C e D rispetto alle prime dei gironi E e F - rendono infatti impossibile la formula più equilibrata, quella utilizzata in Champions: agli ottavi vanno in un’urna le prime dei gironi e nell’altra le seconde; dai quarti in poi, tutti si equivalgono e il sorteggio è integrale. Ma in Champions, appunto, i gironi sono 8, così come del resto per la Coppa del Mondo: le competizioni non funzionano bene con un numero di partecipanti alla fase finale multiplo di tre, e la Fifa - che l’ha sperimentato tra il 1982 e il 1994, con i Mondiali a 24 - è tornata sui suoi passi. Noi, invece, ci terremo questa simpatica formula anche nel 2020, sperando di essere un po’ più fortunati la prossima volta.

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