La Nuova Sardegna

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Insigne, il 10 “ombra” arma da gara in corso

di Valentino Beccari

L’unico che ha brillato con l’Irlanda, ma Conte non lo vede dall’inizio

25 giugno 2016
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INVIATO A MONTPELLIER. «Dammi solo un minuto», cantavano i Pooh negli anni ’70. Dammi un quarto d’ora, intona Lorenzo Insigne a Montpellier. E in un quarto d’ora, quello giocato a Lille, ha colpito un palo e messo sul manto verde un paio di giocate di livello europeo. È l’unico ad aver fatto qualcosa di sinistra in una prestazione collettiva da compromesso storico. Ha illuminato il gioco azzurro e se quella palla fosse entrata probabilmente l’Italia avrebbe piazzato il terzo tiro da tre nel suo girone.

Però è bastato quel quarto d’ora per far nascere il “Movimento per Insigne”, spontaneo, assolutamente trasversale, apartitico e senza ideologia se non quella del bel calcio.

Lo slogan che spopola sui social è “Conte metti Insigne” e tra gli adepti figurano lo showman Fiorello, il cantante dei Modà Kekko, ma anche illustri ex giocatori e ora tecnici come Alessio Tacchinardi.

«Insigne è l’unico giocatore di grande talento di questa Nazionale - ha detto l’ex juventino - spero che i 15 minuti di impiego contro l’Irlanda abbiano scosso nella testa di Antonio Conte qualche sua certezza perché gli azzurri stanno facendo davvero qualcosa di eccezionale, ma devono sempre andare a 200 all’ora».

Il calcio del napoletano è solare, creativo, mai banale, ma la sensazione è che nell’idea di gioco di Conte Insigne sia uomo da partita in corso, un crack da utilizzare per rompere gli schemi, per far saltare il banco.

Ma dall’inizio a eserciti schierati no. Non c’è posto ovviamente nell’artiglieria pesante ma nemmeno nella fanteria leggera. Conte vede Insigne come esterno nel “3-4-3” ma non nel “3-5-2” e non lo mette in concorrenza di Eder.

In primavera il ct sembrava orientato a sviluppare il “3-4-3” proprio per valorizzare la batteria di esterni a disposizione, poi gli infortuni di Marchisio e Verratti e la brutta figura nell’amichevole dell’Allianz Arena contro la Germania hanno indotto il nostro selezionatore ad adottare un più collaudato “3-5-2”: e in questo teorema tattico la collocazione dell’esterno napoletano è difficile.

Qualcuno parla di una sorta di “prevenzione morale” da parte del ct che non avrebbe perdonato del tutto a Insigne il fatto di non aver seguito comunque la Nazionale in Azerbaigian nello scorso autunno anche se era leggermente infortunato.

Ma non è così anche perchè il figliol prodigo si è messo a disposizione del tecnico sin dai primi giorni a Coverciano, allenandosi con impegno e dedizione e calibrando bene le parole in ogni intervista e uscita pubblica.

Insomma, mai una parola fuori luogo, un mal di pancia, una smorfia di disappunto nemmeno quando ha saputo che con l’Irlanda non sarebbe partito titolare. E proprio nel suo quarto d’ora Insigne ha scosso l’impianto coperto della città francese e fatto remare la difesa irlandese.

Ha gamba, morale, voglia e fantasia, Insigne, il “10 ombra” di questa Nazionale, che per la Spagna ha riscritto il testo della canzone alzando decisamente il minutaggio: «Dammi solo 45 minuti», non lo chiede a una bella donna ma al ct Conte. Lo ascolterà?

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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