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Giulini-Rastelli, la luna di miele continua

di Roberto Muretto
Giulini-Rastelli, la luna di miele continua

Il presidente prolunga fino al 2018 il contratto dell’allenatore: «Orgoglioso di rappresentare ancora questi colori»

31 maggio 2016
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CAGLIARI. Tommaso Giulini è uno che mantiene le promesse. Quando Massimo Rastelli la scorsa estate è sbarcato in Sardegna, il presidente del Cagliari gli ha detto: «Lei ha una missione, riportarci subito in Serie A». Aggiungendo: «Se ci riesce, resterà con noi». Il tecnico sapeva di non poter fallire. Ha centrato l’obiettivo da primo in classifica, stabilendo tutta una serie di record. Il premio per il gran lavoro svolto è stato allungargli il contratto fino al 2018. Ieri la firma di un accordo che Rastelli ha accolto con entusiasmo: «Orgoglioso di continuare a rappresentare il Cagliari, la Sardegna e i suoi colori». Cala così il sipario sulle voci che volevano il mister in bilico, che per la verità non hanno mai trovato riscontro. «Si è guadagnato la conferma sul campo, ha dimostrato di avere le idee chiare. Abbiamo fiducia in lui. Basta illazioni», ha tuonato il patron rossoblù qualche giorno dopo la promozione matematica.

Esordio. Sarà la prima volta da allenatore per Rastelli in Serie A. A lui piacciono le sfide, si prepara, studia, è quasi maniacale nel preparare gli allenamenti e le partite. Ferie? Sì, le farà. Per un po’ staccherà la spina (il suo telefono resterà acceso per il mercato), ma è scontato che durante ogni singola giornata troverà lo spazio per sentire Capozucca e avere informazioni sulle trattative. «Non è vero che sono a digiuno di questo campionato - ha detto il tecnico -. Ho giocato con Reggina e Piacenza, squadre che lottavano per salvarsi. Quello che dovremo fare noi la prossima stagione». Un bel banco di prova che affronterà con entusiasmo, con la consapevolezza di giocarsi una grande opportunità. «La Serie A è l’obiettivo di qualsiasi calciatore e di qualsiasi allenatore - ha detto Rastelli nei giorni scorsi -, sono pronto».

Continuità. Tommaso Giulini ha fatto tesoro degli errori commessi nel primo anno della sua gestione. Ha capito che cambiare più di un allenatore in corsa è come farsi un autogol. Ha anche capito che quando una squadra deve salvarsi, ha bisogno di una guida che bada al sodo. Che sa rivedere le sue idee se necessario, che utilizza gli uomini a disposizione sfruttando al massimo le singole qualità. Che sa gestire lo spogliatoio (Rastelli lo ha fatto in modo intelligente, facendo convivere tanti “galli” nello stesso pollaio). Tutto quello che non ha fatto Zeman, prigioniero del suo credo calcistico, che spesso diventa inapplicabile sul campo se non hai gli uomini giusti. Più o meno quello che è successo quest’anno al Lugano, squadra che il boemo allena, con la differenza che è riuscito a salvarla, anche se ha rischiato di retrocedere ancora.

Personalità e umiltà. Rastelli ha dimostrato di avere un’altra qualità: le spalle larghe. Nei due mesi in cui il Cagliari ha balbettato, ha incassato le critiche senza battere ciglio. A fine stagione ha tirato fuori l’orgoglio togliendosi qualche sassolino dalle scarpe. Ma ha avuto il coraggio di ammettere che «in quel periodo forse ho sbagliato a non allentare la pressione». Parole che gli fanno onore e che gli hanno fatto guadagnare tantissimi punti nella scala dei consensi. La sua conferma non è solo la logica conseguenza dei risultati ottenuti, è figlia di un ragionamento più articolato che Giulini, Capozucca e Filucchi hanno fatto tra di loro, lontani da orecchie indiscrete. Sono stati colpiti dalla gestione dei giocatori, dal carisma di un mister che vuole giocarsi le sue carte fino in fondo. Convinto che non sarà una comparsa nel palcoscenico più importante del pallone.

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