La Nuova Sardegna

Sport

Signori giù il cappello davanti a Claudia, regina dell’atletica

di Mario Carta

La Pinna racconta l’exploit alla mezza maratona di Pula dove ha dominato battendo tutti i concorrenti maschi

24 maggio 2016
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SASSARI. Tutti gli uomini le corrono dietro ma non si fa raggiungere, anzi stacca tutti e vince lei. Non una lei qualsiasi ma «Lei» Claudia Pinna, campionessa italiana dei 10.000 nel 2015, tricolore nei 5000 nel 2007, più volte in maglia azzurra, e nel 2013 prima in Italia nella mezza maratona. Ed è proprio in una maratonina, quella corsa domenica a Uta, che la campionessa del Cus Cagliari ha realizzato un exploit del quale, se esistono – i precedenti sono rarissimi: vincere – e non è una novità, per la trentottenne di San Gavino –, battendo tutti. Anche gli uomini.

«In effetti non mi era mai capitato – sorride il giorno dopo l’impresa Claudia Pinna –. Da quando corro, e non è poco, non ricordo un caso simile e non lo ricordo soprattutto in una mezza maratona. Il bello è che me ne sono accorta soltanto dopo l’arrivo, pensavo di essere seconda... Il fatto è che la Maratonina dei Fenici si sviluppa su un circuito da ripetere tre volte e c’era chi faceva la prova su giro e chi su due. Di qualcuno sapevo quando si sarebbe fermato ma di altri no, e ho perso il conto».

Ci sta, competere alla pari con gli uomini?

«Ci sta relativamente, nel senso che nelle mezze e nelle maratone è più facile trovarsi insieme mentre in pista è più raro. Ma a me piace e anzi mi è utile, contro gli uomini posso misurarmi a un livello più alto e posso avere più stimoli, visto che gareggiare fuori dall’isola per me è difficile. In un certo senso, bonariamente, gli uomini li ho sempre... sfruttati».

Non sono stati battuti da una qualsiasi ma da Clauda Pinna. Che quest’anno però ha fallito il bis tricolore sui 10.000.

«Ai campionati italiani vado per essere competitiva, non è superbia ma non mi accontento di partecipare e l’ultima volta non faceva per me, c’erano le lepri e non potevo essere io a dettare i tempi, a scegliere la mia corsa come piace e conviene a me. Così mi sono buttata, non avevo scelta. E sono saltata. Pazienza».

A Uta la sua vittoria è stata agevolata dal percorso?

«No, anzi, è un tracciato particolare con un forte vento contrario andando verso Nora e un rientro più agevole, ma con una leggera salita. I tempi hanno risentito del vento, che al mare non manca mai, e del gran caldo».

Condizioni uguali per tutti, ma qualcuno potrebbe obiettare che i tempi dei suoi colleghi maschi non sono stati eccelsi.

«Sono stati bassini i tempi di tutti ma a maggio non si può pretendere di più. Io per esempio arrivo dalla preparazione per i 10.000, per me Pula è stato un buon allenamento. Poi, c’è chi fa autocritica, chi sostiene che il movimento maschile non è all’altezza ma per accorgersene non c’era bisogno di aspettare Pula».

Cosa bisogna aspettare invece per rivedere finalmente qualche atleta sardo alle olimpiadi?

«Sono ottimista, qualcosa si comincia a vedere a livello giovanile in campo femminile, soprattutto nel mezzofondo».

Sarà stato anche il suo sogno, andare ai Giochi.

«Sì, ma il mio grande rammarico è non aver mai potuto fare l’atleta professionista. Lavoro mattina e sera, e mi alleno nel tempo libero. Per le gare con la maglia azzurra ho dovuto prendere le ferie...»

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