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Ranieri: «Titolo dedicato a Zola, uno... normale come me»

di Roberto Muretto
Ranieri: «Titolo dedicato a Zola, uno... normale come me»

Ranieri ha un pensiero per Magic Box dopo il trionfo in Premier League «Nessuna rivincita, solo felicità e voglia di godermi un momento così bello»

04 maggio 2016
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LEICESTER. Il giorno dopo non è quello della rivincita per King Claudio. Dopo l’esonero dalla Nazionale greca Ranieri era stato quasi linciato. Si era arrivati persino a consigliargli di andare in pensione. «È un tecnico finito». «Il suo è un calcio vecchio». Sono solo alcuni dei “complimenti” che gli furono rivolti. Senza dimenticare Mourinho che lo aveva bollato così: «È troppo vecchio per cambiare mentalità». Oggi il tecnico portoghese fa marcia indietro: «Sono emozionato per lui». Parole che gli sono tornate in mente lunedì notte quando è finita la sfida tra Chelsea e Tottenham e sono cominciati i festeggiamenti per la storica vittoria del suo Leicester in Premier League, il campionato più ricco del mondo.

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Lui, però, non serba rancore. E’ sempre stato un gentlemen, una persona per bene, normale. Uno che sa perdere ma anche vincere con stile. Una lezione ai conclamati “santoni” del pallone. Quelli che quando le cose non funzionano è sempre colpa degli altri.

Perchè quella dedica a Gianfranco Zola?

«Un pensiero per un campione ma soprattutto un amico. Mi piace dedicargli questa impresa perchè è un uomo che non ha dimenticato, come me, i veri valori dello sport e li mette al primo posto».

Lo sa che in Sardegna sono tutti felici?

«Sono orgoglioso di questo. A Cagliari, e non solo, ho tanti amici che a distanza di anni non si sono dimenticati di me. Mi vogliono bene. Fa piacere sapere di essere stimato, vuol dire che sono stato apprezzato non solo come allenatore ma come persona. Per me è questa la cosa più importante».

Ha detto che vorrebbe festeggiare insieme al Cagliari. La società le ha fatto i complimenti sui social.

«Ringrazio. Noi abbiamo centrato l’obiettivo, spero che i rossoblù lo facciano venerdì. Non so se potrò vedere la partita, mi informerò sul risultato come faccio sempre. Un’amichevole tra Leicester e Cagliari? Non lo so ma se si facesse sarei felicissimo. Non dimentico che la mia carriera da allenatore è sbocciata in Sardegna. Da lì è partito tutto».

Magari sarà invitato alla festa per la promozione.

«Sarebbe un onore rivedere tanti amici».

Ci racconta come ha vissuto la fase finale della gara tra Chelsea e Tottenham?

«Alla fine del primo tempo ero demoralizzato. Al gol di Cahill ho pensato che potesse succedere qualcosa di bello. Quando ha segnato Hazard sono saltato in piedi come una molla. Ero a casa di mia moglie, ho fatto festa isieme alla mia famiglia».

Quando è cominciata questa avventura ha mai pensato di poter vincere la Premier?

«Ho pensato che prima o poi uno scudetto lo avrei vinto, anche se non sapevo dove. La mia forza è pensare positivo. Mi ritengo un uomo pragmatico e so bene che nel calcio può succedere qualcosa di strano. È successo che lo scudetto l’ho vinto in Inghilterra e ha un valore enorme».

Soprattutto perchè il titolo è arrivato senza nomi eclatanti e spese folli.

«Il Leicester è una società sana. Quando sono arrivato ho subito capito che c’era grande entusiasmo. Un ambiente magico, speciale. Il lavoro quotidiano e lo spirito di sacrificio hanno fatto il resto».

Fare di più, forse, è impossibile. La sua avventura inglese continua?

«Sì. Ho già parlato col presidente. Il progetto va avanti».

C’è un segreto?

«Il lavoro, la serietà dei giocatori e della dirigenza, l’amore dei tifosi. Voglio ringraziare tutti. Avevo intuito che si poteva fare qualcosa di bello, quello che è successo è fantastico».

Sabato giocate in casa con l’Everton, chissà che cosa stanno preparando i tifosi.

«In questo momento è tutto bellissimo, così come sarà eccezionale festeggiare nel nostro stadio».

Ci dice come è nato il dillyding, dillydong?

«E’ il suono delle campane che ho citato per festeggiare la certezza di un posto in Champions League». Un rito nato a Cagliari. Ivo Pulga, ex rossoblù, ha rivelato che la squadra si allenava la mattina presto e che Ranieri per svegliare i giocatori riproduceva il suono delle campane. Non contento, ha regalato a tutta la rosa un campanaccio per ricordare che all’allenamento bisogna presentarsi svegli.

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