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Andrea Merella, 151 gol con l’Usinese per il super bomber che fa il soldato

Andrea Merella con la maglia dell'Usinese
Andrea Merella con la maglia dell'Usinese

Insolito traguardo raggiunto dal giocatore rossoblù. Una vita tra l'amore per il calcio e la divisa dell’Esercito che lo ha portato in missione in Afghanistan e Kossovo

04 gennaio 2016
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USINI. Segnare tanti gol per Andrea Merella fa parte del suo Dna. Il super bomber dell’Usinese ha tagliato un traguardo importante, raggiungendo la quota di 151 gol (tutti in Promozione) che nessun altro prima di lui in tanti anni di storia della gloriosa società rossoblu è riuscito a realizzare. Nato e cresciuto calcisticamente nell’Usinese non ha mai abbandonato la squadra del suo paese, ce l’ha nel cuore e non l’ha mai abbandonata nonostante abbia ricevuto in passato proposte allettanti da squadre di categoria superiore.

Un amore viscerale, una passione forte, ma fatta anche di tanti sacrifici. Infatti, da 11 anni Andrea Merella fa la spola da Civitavecchia dove lavora come militare nell’Esercito Italiano, ha alle spalle quattro missioni, due in Afganistan e due in Kosovo, il venerdì sveste la divisa, sale sull’aereo e subito al campo per l‘allenamento. Primogenito, dopo di lui sono nati Mario e Marta, il padre Tonino titolare dell’avviata azienda vitivinicola “Galavera”, la madre Pieralba Pinna, infermiera, ha un trascorso da grande calciatrice giocando nella squadra femminile dell’Usinese negli anni Settanta, più volte premiata come capocannoniere. Sarà un dono, il fiuto del gol per Andrea Merella, ereditato da mamma Pieralba? E’ probabile. Andrea è fidanzato da 9 anni con Federica Salaris, la sua prima tifosa. A 31 anni il bomber ha ancora tanta voglia di regalare emozioni al suo pubblico il quale non ha mai smesso di amarlo. La sua virtù massima è l’umiltà e la semplicità, insomma è uno di quelli che non si è mai montato la testa.

Bomber, ci spieghi: cos’è per lei il calcio e che importanza ha giocare nella squadre del suo paese?

«Il calcio per me è sempre stato un divertimento, una passione che ho fin da bambino. Credo che per un giocatore indossare la maglia del proprio paese sia la cosa più bella, ma c’è anche tanta responsabilità. Cerco sempre di dare il massimo, non mi piace deludere i miei compaesani. Sono uno di quelli che vive per il gol, lo cerco in tutti i modi anche se sto perdendo 4-0 o viceversa».

Ci parli del suo primo gol.

«Capitò proprio all’esordio in Promozione a 16 anni, dove giocai quasi per caso e, dietro, c’è un aneddoto curioso. Ricordo la vigilia della sfida tra Usinese-Bittese. Allora giocavo nelle giovanili. Alle 14,30, mentre guardavo la Formula 1 mi squillò il cellulare, il capitano della squadra Roberto Maninchedda mi chiedeva di salire subito al campo. Mi disse che un giocatore era stato male e che occorreva un giovane per la panchina. Il tempo di prendere la sacca e farmi trovare pronto. Il primo tempo finì 0-0. Mentre la squadra si dirigeva nello spogliatoio l’allora mister Gian Mario Coghene mi chiese scaldarmi perché sarei entrato alla ripresa. Giocai spensierato, senza nessuna pressione, segnando la mia prima doppietta in rossoblù. Fu una gioia immensa, indimenticabile».

Arriviamo quindi, all’ultima sfida di campionato contro la Dorgalese.

«Si, in quella sfida volevo toccare i 150 gol, ma grazie a un’altra doppietta sono andato oltre».

Ha qualche rimpianto?

«No, quando un giocatore dà il massimo non può avere rimpianti. Sono contento di quello che finora sono riuscito a dare. Forse, se avessi giocato qualche partita in più avrei raggiunto quote più importanti ma il lavoro mi ha tenuto lontano dai campi per lungo tempo».

Hobby?

«Mi piace tanto viaggiare, appena ho la possibilità lo faccio volentieri».

Qual è stato l’ultimo libro che ha letto?

«”Open”, di Andre Agassi, un racconto che mi ha affascinato moltissimo».

Il sogno nel cassetto?

Portare l’Usinese in Eccellenza. Sarebbe il giusto premio alla società, al pubblico e al mio paese» .

Franco Cuccuru

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