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Sacchetti: «L’Italia non è da bocciare Pianigiani? Resta»

di Andrea Sini

Il tecnico campione d’Italia: raggiunto un obiettivo non scontato Ed è stato bello vedere quanto affetto c’è intorno alla Nazionale

19 settembre 2015
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Addio sogni di gloria, ma la valigia che l’Italbasket riporta in Italia non è comunque vuota. Gli azzurri di Simone Pianigiani guarderanno alla tv, loro malgrado, le ultime partite dell’Europeo, ma il quinto posto conquistato garantisce l’accesso al torneo preolimpico. Meo Sacchetti, allenatore campione d’Italia in carica con la Dinamo Sassari, che un campionato europeo l’ha vinto, da giocatore, nel 1983, non boccia il gruppo che si è fermato ai quarti di finale, battuto dalla Lituania dopo un tempo supplementare.

Com’è valuta l’Europeo dell’Italia?

«Questa manifestazione è stata vissuta in modo strano: siamo partiti come “la squadra più forte di sempre”, quindi con un po’ troppa responsabilità addosso. Siamo passati attraverso il “disastro” di due partite non eccezionali, l’esaltazione per le vittorie con Germania e Spagna, e forse avevamo fatto un po’ tutti la bocca buona. Pensavamo che la semifinale fosse alla nostra portata, io ne ero convinto, invece siamo usciti per una sconfitta all’overtime».

Dopo questo alternarsi di emozioni, il suo giudizio è positivo o negativo?

«Direi positivo, perché comunque abbiamo agganciato la qualificazione al preolimpico, che non era scontata. Ecco, spero che non partano i processi all’italiana. Quella con la Lituania era una buona occasione, la semifinale ci poteva stare. Ma in fin dei conti l’Italia un obiettivo importante l’ha centrato».

Il gruppo formato Nba prometteva scintille e nel complesso non ha deluso. L’infortunio a Datome, dopo la reazione d’orgoglio iniziale, alla fine è costato caro.

«In un primo momento la sua uscita ha compattato il gruppo e fatto scoccare la scintilla. Con la sua uscita dalle rotazioni gli equilibri sono cambiati e hanno avuto più spazio giocatori comunque abituati ad avere responsabilità. Alla lunga però credo che l’assenza di Gigi Datome sia stata pagata, un uomo in più come lui nelle rotazioni avrebbe fatto molto comodo».

Secondo lei l’Italia ripartirà da Simone Pianigiani o potrebbe arrivare una rifondazione?

«Io penso che non ci saranno sorprese, non credo che il commissario tecnico sia in discussione».

Ha più volte dichiarato che a livello professionale le sono rimasti due sogni: allenare la “sua” Varese e una big come il Real Madrid. Per la panchina azzurra non ci spera neppure?

«Onestamente no, non ci ho mai pensato. Ho allenato in tutte le categorie, sono alla settima stagione a Sassari e ho altri tre anni di contratto. Eventualmente parlate con il presidente Sardara...».

Dopo tanti anni, si considera ancora un “azzurro”.

«La maglia della Nazionale ti resta addosso per sempre, ha un fascino inimitabile. Ho visto la partita con Israele nella nostra Club house, in mezzo ai nostri tifosi: nonostante non ci fosse nessun giocatore della Dinamo, e nonostante molti dei giocatori siano nostri avversari e rivali, come Cinciarini, Gentile e Hackett, tutti facevano un gran tifo. Ecco, la Nazionale ha questo effetto, cancella gli altri colori e unisce tutti».

@andreasini78

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