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Italia, che pena! Pellè evita il pari agghiacciante

di Alessandro Bernini
Italia, che pena! Pellè evita il pari agghiacciante

Gli azzurri faticano a far breccia nella difesa ospite Il gol decisivo viziato da un tocco con il braccio

04 settembre 2015
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INVIATO A FIRENZE. Esiste un Fan Club su Facebook dedicato a Graziano Pellè: ci sono 5295 “mi piace”. Dubitiamo che qualcuno di loro viva a Malta. Un gol all’andata, un gol al ritorno ed ecco frantumati i sogni di Ghedin di fare lo sgambetto all’amico Conte.

Prendiamo i tre punti, che ci servono come il pane verso Euro 2016, e scappiamo. Perché di questa sfida contro Malta c’è ben poco da conservare e da mettere nella vetrina di famiglia. Primo tempo senza spessore e davvero brutto, ripresa a strappi ma azioni d’attacco che spesso si trasformavano in una via Crucis. Non è la via per andare in paradiso, anche se per ora ci conduce verso la Francia.

Il pareggio della Croazia in Azerbaijan regala addirittura agli azzurri il primo posto nel girone, anche se la vittoria della Norvegia in Bulgaria crea un bel caos. Tre squadre in tre punti e per una c’è lo spareggio: per ora guardiamo tutti dall’alto verso il basso, ci restano tre partite e oggettivamente siamo messi bene.

Impantanati. L’aveva detto Conte che non ci sarebbe stata goleada. Ma una fatica del genere non se l’aspettava neanche lui.

C’è voluto meno di quarto d’ora per capire che l’Italia era finita nel trappolone di Ghedin. Loro chiusi dietro con nove giocatori e mezzo, noi a fare sempre la stessa cosa: 10-15 passaggi in orizzontale, poi il lancio per la testa di Pellè. Si è visto di meglio nel calcio moderno, anche se obiettivamente il materiale è a disposizione di Conte è quel che è.

Fatto sta che la manovra è rimasta a lungo impantanata, con l’assurdo di avere Pirlo e Verratti in mezzo al campo e vedere azioni che partivano dal lancio lungo di Chiellini. A proposito: se questa partita doveva darci risposte sulla convivenza tra Pirlo e Verratti, beh, possono anche stare vicini ma niente di esaltante. L’unico in grado di saltare l’uomo è apparso Eder, che almeno i palloni andava a prenderseli.

Lo strappo di Candreva. Pirlo ha dedicato due pagine della sua biografia (non proprio edificanti...) ad André Schembri, attaccante di Malta che all’andata lo marcò in stile terzinaccio. Ieri la storia si è ripetuta e, senza le verticalizzazioni del suo play, agli azzurri sarebbero serviti o gli uno contro uno degli esterni o cambi di ritmo per mettere alle corde la difesa avversaria.

Non è un caso che il gol sia arrivato quando Conte ha messo dentro Candreva (al posto di un anonimo Gabbiadini), giocatore che ti dà lo strappo.

Guarda caso anche il gol di Pellè è arrivato dopo un’iniziativa a destra del laziale: tanto delizioso il suo cross, quanto imbarazzante l’uscita di Hogg, per la gioia di Pellè che ci ha messo più il corpo della testa, spingendo il pallone in rete con l’aiuto del braccio. A quel punto l’Italia poteva anche raddoppiare, ma un contropiede di Effiong (in lieve fuorigioco) ha fatto tremare Buffon e consigliato agli azzurri di non fare troppo i brillanti. Meglio controllare fino al fischio finale.

Silenzio e silenzi. Prima dell’inizio è stato osservato un minuto di silenzio per le tragedie dei migranti, una richiesta esplicita della Figc («Segno di sensibilità e vicinanza», ha commentato Tavecchio) accettata dalla Uefa.

Dal silenzio prepartita ai lunghi silenzi nei 90 minuti, il passo è stato breve. Al Franchi c’erano 10mila spettatori, schierati in larga parte in gradinata, praticamente deserta la curva Fiesole, storico covo dei tifosi viola. Mai vista così poca gente per una partita ufficiale della Nazionale. Ma gli assenti non si sono persi molto.

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