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Due mesi ai domiciliari, mi chiedo ancora perché

Due mesi ai domiciliari, mi chiedo ancora perché

L’ex ds Enzo Nucifora racconta la sua estate terribile in attesa del pronunciamento del Tribunale

21 agosto 2015
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SASSARI. Due squilli e... “pronto”? Già dalla voce si capisce che la sentenza del tribunale della Figc ha restituito dignità (e dieci anni di vita) a un uomo che la mattina del 19 maggio scorso si era visto crollare il mondo addosso. Enzo Nucifora, ex direttore generale della Torres parte proprio dalle prime ore di quella giornata. «Suonarono alla porta e mi trovai davanti un gruppo di uomini in divisa. Entrarono in casa, mi notificarono un ordine di arresto e cominciarono a rovistare negli armadi e nei cassetti. Provai a difendermi ma non ci nulla da fare. Fui portato in caserma e poi, per tre giorni, nella cella di un penitenziario di Stato. Io sono avvocato, non ho mai avuto grane con la giustizia e mai pensavo di poterne avere. Vi lascio immaginare che cosa ho passato».

La procura di Catanzaro l’accusava di essere uno dei protagonisti di primo piano del nuovo filone del calcio scommesse demoninato Dirty Soccer.

Un’accusa pazzessa che mi è costata tre giorni di carcere e due mesi agli arresti domiciliari. Sono cose che non si possono dimenticare».

Adesso però c’è una sentenza che la scagiona. Nonostante le richieste della Procura sportiva.

«Finalmente viene riconosciuto che non ho commesso illeciti. E con me non li ha commessi la Torres. E’ una liberazione, anche se devo dire che ci ho sempre sperato perchè sapevo di essere innocente».

Le hanno dato tre mesi di squalifica per omessa denuncia. Aveva ragione lei fin dall’inizio.

«Ho sempre detto la verità e la ripeto. Alla vigilia di Pisa-Torres di coppa Italia mi ha chimato De Nicola, un procuratore calcistico che conoscevo. Mi ha chiesto se era vero che avremo giocato con una squadra imbottita di ragazzini e gli ho detto di sì perchè volevamo risparmiare i titolari per la prima di campionato, tre giorni dopo. Poi mi è venuto un dubbio e gli chiesto il perchè della telefonata. Lui mi ha detto che aveva scommesso su quella partita e la cosa è finita li. Dovevo denunciare l’episodio? Francamente non ci ho pensato e, forse, non gli ho dato nemmeno il peso che gli ha dato la procura. Comunque non sono responsabile di illeciti e la sentenza mi restituisce dignità umana e professionale».

Ha un messaggio per i tifosi della Torres?

«Sono felice per la società rossoblù e per la città. A Sassari ho trovato tanta gente per bene e una passione per il calcio che non poteva essere tradita. La Torres in D sarebbe stata un’ ingiustizia. Ma per fortuna il tribunale ha ristabilito la verità». (a.l.)

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