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Skeet, un’euroimpresa da dieci e Lodde. Sperando in Rio

di Mario Carta
Skeet, un’euroimpresa da dieci e Lodde. Sperando in Rio

Dopo il secondo titolo continentale l’asso ozierese punta ai Giochi 2016: ecco la strategia

03 agosto 2015
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SASSARI. E’ come guidare un bolide di Formula uno e viaggiare sempre al massimo, sempre a tavoletta, il piede giù e boh. Con una differenza, però. Sulla pista se sbagli correggi la traiettoria, hai il tempo per recuperare, cambiale gomme, puoi modificare la strategia. E c’è sempre la safety car. Nel tiro a volo e nello skeet no. La velocità è sempre folle ma quel che è fatto è fatto, in pedana quando sei tu contro il piattello, da solo. E non si può sbagliare.

Luigi Lodde l’ha fatta grossa, conquistando il secondo titolo europeo individuale consecutivo. L’ozierese dell’Esercito si conferma al top in Italia e nel continente, pronto a candidarsi per i Giochi di Rio, dopo un quinto posto alle olimpiadi di Londra che lui ha accolto come un successo ma che gli esperti hanno valutato come una diminutio, rispetto alle sue possibilità. L’inesperienza, forse. Il regolamento, anche. Fatto sta che nel 2012 salvo qualche piccolo errore nella prima serie sarebbe salito sul podio, secondo il nuovo regolamento che azzera il punteggio per semifinali e finali. Sarà così a Rio 2016, obiettivo dichiarato del portabandiera olimpico dei Quattro mori, che agli Europei ha anche vinto il bronzo a squadre.

Vincere è difficile, confermarsi di più. Ma la seconda partecipazione ai Giochi?

«Non è stato facile, bissare l’oro europeo. Sin dall’inizio dell’anno dovevo essere io il candidato azzurro per Rio, e questo mi ha portato un po’ di pressione in eccesso che non ho gestito al meglio. Sono arrivato quinto in Messico nella prova di Coppa del Mondo poi ho vissuto un periodo difficile sotto tanti tpunti di vista, anche personale con la malattia e la morte di mio nonno. Non riuscivo ad allenarmi come volevo, in gara ho provato sensazioni che ritenevo sepolte e tensioni esasperate, poi pian piano con il lavoro mi sono ripreso, grazie alla mia fidanzata Maria e alla famiglia che mi hanno sorretto non tanto né tantissimo, ma troppo. Maria è stata fondamentale e lo è stato anche Manolo Cattari con la psicoterapia. Un lavoro intenso, emotivamente coinvolgente. Importante».

Lei è due volte campione europeo ma rischia di non andare alle olimpiadi.

«La card l’hanno presa altri due italiani ma non è nominale, deciderà il ct. Quando nella prima prova di coppa del mondo in Messico sono arrivati secondo e terzo e io quinto...una volta prese le prime due non c’erano più posti per Rio per l’Italia, e formalmente sono fuori. Ma deciderà il tecnico azzurro Falco e con questo oro gli ho fatto venire il dubbio. Lasciare a casa il campione europeo? So che non è un mio diritto, ma voglio metterlo in difficoltà. Dovrà pensarci bene».

Un’altra chance?

«La partita olimpica è aperta. Ci sono ancora i campionati italiani a fine agosto e quelli del mondo a metà settembre, entrambi in Italia a Lonato del Garda».

Gioca in casa.

«Per me, da sardo, è sempre una trasferta. Casa sarebbe Ozieri, o Arzachena. Ma sempre meglio in Italia, dove conosco il campo, che all’estero».

Dopo Londra è sempre stato al vertice.

«Sì, a parte i due passaggi a vuoto, gli unici. A Cipro in Coppa del mondo ho sparato male ma il Messico è stato uno choc grosso. Ci stava che uno dei miei giovani compagni in azzurro pescasse la carta olimpica, ma tutti e due... Però ci sono ancora gare decisive. E due ori europei non sono da tutti. . Ho fatto una cosa importante».

Dovrà fare meglio, per andare in Brasile.

«Dovrò confermarmi su questi livelli. I mondiali sarannmo fondamentali. Dovrò fare il mio e pensare a me, evitando le tensioni».

Ora un po’ di relax.

«Ora un po’ di vacanza a casa. Sparerò nel campo di mio padre, e ad Arzachena. Quelli che considero i miei compagni di squadra hanno fatto un’impresa. Dopo il campionato per regioni 2006 hanno vinto il tricolore ed è un’impresa storica per la Sardegna, contro due squadre dei corpi dello stato che hanno budget ben differenti».

La sua disciplina non è per ragazzini, ma da grande cosa fara?

«L’Esercito mi dà uno stipendio, io dopo la laurea in biologia ha un po’ mollato la specializzazione, anche se la prof resta la mia prima tifosa. Voglio sparare per almeno altri 4-5 anni, poi sta a me decidere. L’Esercito non mi lascerà a terra. Per il resto, ora un po' di vacanza e di lavoro in campagna a Ozieri. Sparando».

E sperando in Rio.

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