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«E’ la strada giusta per tornare in A»

di Mario Frongia
«E’ la strada giusta per tornare in A»

Tommaso Giulini si gode la prima vittoria della sua squadra in una gara vera: «Mi è piaciuto lo spirito dei ragazzi»

30 luglio 2015
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CAGLIARI. Pensieroso ma soddisfatto. Del team, delle scelte, degli uomini coinvolti nel progetto Cagliari. Uno scenario che ha un traguardo: vincere il campionato. Tommaso Giulini si gode gli ultimi scampoli di vacanza con la famiglia. Ma ha i quattro mori che gli ballano nel petto. «Dal direttore sportivo Capozucca al tecnico Rastelli emerge una linea nitida: creare un gruppo che riconquisti subito la serie A». L’amichevole con gli spagnoli del Saragozza si è chiusa da una mezzora. Nella pancia del Sant’Elia il presidente rossoblù fa il punto. Si parte dai coretti di parte della curva Nord, subito rimbeccati dai cinquemila delle tribune e dei distinti.

Giulini smorza: «Ho un solo obiettivo. Tornare in A. Solo così posso rispondere alle contestazioni. I tifosi sono fondamentali in tutti i club e per qualsiasi obiettivo, figuriamoci cosa valgono per il Cagliari, club che rappresenta l’intera Sardegna. Avremmo bisogno del loro aiuto, il campionato sarà lungo, ci saranno momenti difficili». Premio fair play per la mano tesa... «Remiamo tutti nella stessa direzione. E i ragazzi hanno bisogno di essere incoraggiati. Abbiamo puntato su veri uomini, oltre che su calciatori di pregio. In B serve fame di gol e vittorie fin dalle amichevoli. Dai veterani ai nuovi, il gruppo ha valori e motivazioni».

Alla rosa manca ancora qualcosa. Arriva Cerri?

«Cerri è nel mirino, l’alternativa del centravanti-ariete è Avenatti. Per la mezzala allenatore e direttore hanno carta bianca: se c’è da completare, la rosa lo facciamo».

Rimane da coprire una delle due fasce. Qual è l’identikit?

«Un giocatore esperto, che garantisce mestiere e qualità. Così Donsah, Barella e Deiola, che sta smentendo qualcuno che lo definiva non pronto, possono giocare e maturare senza fretta».

Ci sono partenze da mettere nel conto?

«No. Intanto, il tecnico dà chance a tutti e tutti fanno parte della famiglia Cagliari: i nostri giovani devono avere richieste da squadre di prima fascia che ci garantiscano un impiego continuo. Altrimenti non si muove nessuno».

Il bilancio ha il segno più. Quali sono le linee guida?

«Abbiamo allestito un organico che avrà costi di gestione intorno ai venti milioni di euro: un budget con pochi riscontri nella cadetteria. Metteremo da parte qualcosa per rifare un Sant’Elia moderno e fruibile al meglio dai tifosi».

Cosa le piaciuto maggiormente dell’1-0 al Saragozza?

«L’approccio alla partita con la tensione giusta. Quello spirito affamato di vittorie e risultati, la coesione che parte dai panchinari e arriva a chi è in campo».

Di Gennaro è parso già al top.

«Fortissimo, ma non mi fermo a lui: da Krajnc a Capuano, fino a Fossati, entrato in un momento di pressione degli spagnoli, e Giannetti ho visto grandi cose. È difficile parlare di un singolo, hanno fatto tutti bene nonostante i grandi carichi di lavoro e il caldo».

Presidente, cosa si augura?

«Che questa mentalità che mischia intensità, senso di appartenenza e voglia di successo ci accompagni per l’intera stagione. Abbiamo costruito una rosa per un campionato di vertice. Sono felice, abbiamo il tecnico, il direttore sportivo e gli uomini giusti per vincere».

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