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«Sarà una Dinamo ancor più affamata»

di Andrea Sini
«Sarà una Dinamo ancor più affamata»

Meo Sacchetti tra presente e futuro: «Vogliamo migliorare ancora. Fisicità e organizzazione di gioco le nostre armi»

17 luglio 2015
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SASSARI. Una Dinamo nuova di zecca, tagliata a misura del suo coach e che calzi a pennello rispetto alle ambizioni di una piazza sempre più affamata. Meo Sacchetti allarga le braccia e si mette a favore di sarto, poi sentenzia. «La fame non deve mai mancare, e non mancherà neppure quest’anno».

Il coach del Banco di Sardegna ieri in via Cavour ha aperto le danze all’Atelier di Gavino Macciocu, primo tra i biancoblù a scegliere i tessuti e fare le prove dei tagli sartoriali per la prossima stagione. Meno pretenzioso e certamente più deciso di Pretty woman, tra gli specchi e i camerini dell’azienda che collabora con la società biancoblù, un Meo Sacchetti in versione estiva ha fatto il punto sul mercato della Dinamo. «Innanzitutto diciamo che dovrei andare di più al mare – ha rotto il ghiaccio alla sua maniera –. Ci stiamo muovendo per rinnovare un gruppo che ha vinto tanto. Stiamo ripartendo da due play di ruolo e in questo senso sicuramente avremo più alternative rispetto all’ultima stagione. Forse perderemo qualcosa in aggressività ma guadagnamo dal punto di vista della costruzione del gioco».

Quale tipo di impostazione ha chiesto alla società per la nuova squadra?

«L’impostazione vera arriverà in base ai giocatori. Di certo la fisicità e l’atletismo sono importanti sia in campionato che in Eurolega e già l’anno scorso abbiamo visto la differenza rispetto al passato».

Da dove riparte la Dinamo?

«Dalla Supercoppa, che è il primo appuntamento stagionale e che ci permetterà di fare le prime valutazioni».

Tra le prime pedine del nuovo roster c’è Eyenga, un giocatore molto diverso da Sanders, di cui prenderà il posto.

«È un buon atleta, non fa troppo canestro ma sono convinto che possa fare molto di più».

Si è parlato di un possibile ritorno di Caleb Green.

«Ci piacerebbe, ma l’offerta e la domanda sono distanti, credo irrimediabilmente. Vale anche per i giocatori dell’ultima stagione: alcuni non li possiamo tenere. Non abbiamo fretta, il mercato è aperto e soprattutto la società si muove con giudizio: niente voli pindarici nè passi troppo lunghi. Teniamo i piedi piantati per terra».

La sera del trionfo al PalaBigi confessò che nei suoi sogni di allenatore ci sono le panchine di Varese e Real Madrid. Com’è andata?

«Come sapete sono stato in contatto con Varese ma non se ne è fatto nulla. Col Real è stato più difficile perché Laso ha vinto 4 trofei e io solo 3... Ma i sogni sono sogni».

Alla fine è rimasto a Sassari. Dopo un’annata da cannibali come farete a trovare nuovi stimoli?

«Io ho sempre fame e se sono rimasto è perché ne sono pienamente convinto. Dobbiamo soltanto trovare il giusto bilanciamento tra le ambizioni, che sono sempre grandi, e il fatto che non bisogna fare l’errore di pensare di essere diventati il Real Madrid. Dobbiamo migliorare un passo alla volta. Abbiamo visto qual è la strada che porta al successo e ora abbiamo la certezza che i treni passano. Cercheremo ancora una volta di saltarci sopra ogni volta che passeranno».

Un paio di mesi fa il suo rapporto con il presidente Sardara sembrava comunque al capolinea.

«Certe volte lo scontro faccia a faccia è meglio delle mezze parola riferite da terzi. C’erano alcune situazioni non chiarite, che ora sono completamente risolte. Continueremo a confrontarci, dicendoci in faccia ciò che pensiamo».

Tra i nodi ancora da sciogliere c’è il futuro di Manuel Vanuzzo. Quest’anno ritroveremo in campo, in panchina o lo saluteremo?

«Lui vuole continuare a giocare. Quest’anno è quello che, insieme a Brian, ha pagato più di tutti le mie scelte. Io non sono in grado di promettere minuti. Parleremo ancora e vedremo».

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