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TENNIS al forte village

L’ace di Novacek tra ricordi e sorrisi

L’ace di Novacek tra ricordi e sorrisi

PULA. «La bellezza dell’essere più o meno in pensione? Poter bene una birra in santa pace». Karel Novácek sorride e sgranocchia patatine. Testimonial dell’Academy del tennis al Forte Village, l’ex...

11 luglio 2015
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PULA. «La bellezza dell’essere più o meno in pensione? Poter bene una birra in santa pace». Karel Novácek sorride e sgranocchia patatine. Testimonial dell’Academy del tennis al Forte Village, l’ex numero otto al mondo in singolare, taglia corto: «I miei anni migliori? Nel ’91 sono entrato tra i primi dieci Atp e nel ’94 sono stato tra i primissimi anche in in doppio. Dei miei tredici tornei vinti non dimentico l’Atp German Opel. La finale con Gustafsson non finiva mai: stavano per lasciarci in campo da soli».

Un match infinito quello con lo svedese: Novacek chiuse al quinto set 6-3, 6-3, 5-7, 0-6, 6-1. «Gustaffsson l’ho ritrovato sempre in finale al torneo di Amburgo e ho sempre vinto. Credo mi odi ancora»! La risata è fresca.

Classe ’65, lasciato il tennis agonistico nel 1996, il ceko ha avuto esperienze da coach poi ha studiato. E adesso lavora in banca: «Mi occupo di finanza per Unicredit a Praga. La racchetta? Gioco con gli amici e d’estate do lezioni al Forte: un’occasione speciale di relax per me e per la mia famiglia». Appagato e attento ai dettagli: «Seguo Wimbledon. Pensavo Djokovic soffrisse meno e non sono convinto che Federer sia al capolinea: sì, il suo è il gioco più completo ed elegante del circuito. Ma non mi stupirei di vedere Murray in finale. Gli italiani? Seppi ha un bel braccio ma serve qualcosa in più. Fognini ha talento ma spesso si butta via».

Nel singolare, oltre ai tredici successi (tra le vittime Arrese, Bruguera, Muster, Sanchez) conta dieci sconfitte in finale: «Ho sofferto quella con l’americano Gilbert, in cinque set sul cemento a Vienna». Nel doppio ha vinto due titoli Atp con Wilander («Grande Mats»!) a Praga e Santiago del Cile: «Gli avversari più forti? Becker e Stich».

E l’Italia? «Se penso al vostro paese mi viene in mente il Torneo dell’Avvenire a Milano nel 1981. Ero un ragazzino e trovo un australiano in semifinale: era Pat Cash. Dall’altra parte del tabellone c’erano Sanchez con Forget: una bella nidiata».

Gigante di un metro e novanta, Novacek saluta e svela: «A giorni qui al Forte mi aspetta una rivincita importante. Con chi? Proprio con quel diavolo di Pat Cash».

Mario Frongia

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