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Il rito di uno sciamano delle Ande per lo scudetto della Dinamo

Antonio Meloni
La Dinamo premiata per la conquista dello scudetto
La Dinamo premiata per la conquista dello scudetto

Esaudita la richiesta di un gruppo di tifosi di Sassari in vacanza in Perù nei giorni della finale di basket contro Reggio Emilia

03 luglio 2015
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SASSARI. Cosa c’entra uno sciamano andino con la Dinamo? E perché il 26 giugno la conquista dello scudetto è stata celebrata anche in Perù a bordo di un treno sulla linea Machu Picchu-Cuzco? La storia comincia il 15 giugno, quando una comitiva di turisti sassaresi parte alla volta dello stato sudamericano con l’intento di trascorrere una vacanza speciale sulle rive del lago Titicaca, luogo d’incanto e e magia.

La comitiva, guidata da Daniele Pintus, è composta da 27 persone tra le quali tre supertifosi della Dinamo che, in quei giorni, non rinunciano certo a seguire le sorti della squadra. Così, grazie a tablet e smartphone, sono costantemente connessi e informati sui risultati degli incontri. Il 20 giugno la compagnia è già sul posto, a quota 3800 metri, precisamente a Puno.

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L’indomani la levata è di buon mattino perché la tabella di marcia prevede di raggiungere Copacabana, che affaccia sulle rive del Titicaca, ma sulla sponda boliviana. Da lì, a bordo di un aliscafo, arrivano alla mitica Isla del sol. All’ingresso in Bolivia li accoglie Adolfo, una guida andina dal passato quantomeno curioso: «Abbiamo legato subito - racconta Egidio Migoni, componente del gruppo sassarese - tanto che Adolfo ci ha raccontato di essersi laureato a Milano e di avere girato l’Europa come musicista in un gruppo andino».

Il giorno seguente (siamo già al 22 giugno), dopo avere assistito all’alba, che in quella parte di mondo è uno spettacolo di rara bellezza, «catturata l’energia sprigionata dall’atmosfera e dai raggi solari, abbiamo ripreso l’aliscafo per raggiungere la sponda peruviana del lago».

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E’ stato allora che sulle magiche acque del Titicaca, a bordo dell’imbarcazione, Adolfo ha proposto ai viaggiatori di partecipare a una cerimonia tradizionale di buon augurio: «In qualità di officiante - prosegue il racconto di Egidio - ha immerso un mazzetto di fiori, che crescono solo da quelle parti, in una piccola bacinella con dell’acqua e ci ha bagnato la testa pronunciando una formula in lingua Aymara mentre noi rispondevamo con alcune parole imparate sul momento».

A quel punto ai tifosi sassaresi è sembrata cosa buona e giusta chiedere ad Adolfo di replicare il rito sulla bandiera della Dinamo, stipata in valigia: «Per buon augurio - hanno spiegato - a favore della squadra di Sassari che in questi giorni è impegnata negli incontri decisivi per la conquista dello scudetto».

Adolfo non se l’è fatto ripetere due volte e così il drappo biancoceleste, tenuto sulle braccia di Elena, Franco e Daniele, è stato asperso durante un supplemento di cerimonia beneagurante dedicato alla squadra di Meo Sacchetti.

Il 26 giugno, la comitiva è di ritorno a bordo di un treno che viaggia spedito lungo la linea tra Machu Picchu e Cuzco. I supertifosi, malgrado la connessione che va e viene, riescono comunque a seguire la finale in diretta da Reggio Emilia e nel momento esatto in cui la Dinamo vince il suo primo, storico scudetto e le piazze sassaresi esplodono, un boato scuote anche passeggeri e personale del convoglio ferroviario peruviano.

Tutto il treno, ferrovieri compresi, partecipa alla gioia del gruppo sassarese e la corsa si conclude con cori, balli e applausi. «A tutti noi che abbiamo partecipato al viaggio - ha concluso Egidio Migoni - piace pensare che la cerimonia della guida-sciamano abbia contribuito alla vittoria della Dinamo».

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