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«La Coppa è vostra» Da Sardara a Meo un grazie ai tifosi

di Roberto Muretto

Sacchetti si commuove tra selfie e centinaia di autografi Il governatore Pigliaru: «Questa è la festa di tutti i sardi»

28 giugno 2015
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di Roberto Muretto

SASSARI

Difficile trattenere le lacrime. L'abbraccio della città ai "Giganti" è come quello di una mamma che coccola il proprio figlio. Un affetto senza limiti, manifestato apertamente da grandi e piccoli in una Piazza d’Italia presa d’assalto da chi non è voluto mancare a una festa che resterà negli annali. Una gioia espressa in modo genuino, con cori, canzoni a squarciagola, senza limiti di età. Da Nonni, padri e madri, fino ai più piccoli tenuti in braccio ma pronti a chiamare per mone i giocatori e farsi fare un autografo o una foto ricordo insieme.

«E’ vostra», urla Stefano Sardara mostrando la coppa dello scudetto ai tifosi in delirio. «Non ci sono parole per descrivere momenti come questi, ti ripagano di tutti i sacrifici e ti spingono ad andare avanti». Il presidente della Dinamo si commuove quando consegna il trofeo a un bambino in braccio al suo papà. Il piccolino la stringe, la bacia e poi piange. Le lacrime coinvolgono Sardara che non fa nulla per trattenerle e si lascia andare.

Canta come forse non ha mai fatto Federico Pasquini. Il general manager si è fatto tagliare la barba dal presidente. «Le scommesse vanno pagate», scherza. «Questa squadra ha dimostrato quanto vale prima in gara7 con Milano e poi a Reggio Emilia in una partita vietata ai deboli di cuore». Tra i più scatenati Jack Devecchi che aizza la folla (più di diecimila persone hanno riempito il salotto della città). «Vedere tutta questa gente è bellissimo - commenta -, credo che queste immagini resteranno impresse per sempre nella mia memoria».

Meo, invece, non smette un attimo di firmare autografi e farsi fotografare insieme ai tifosi. E’ difficile strapparlo alla gente solo per una maciata di secondi. «Non mi aspettavo tutto questo calore - dice tra una firma e l’altra -, sono emozionato». Gli occhi sono lucidi, la stanchezza evidente ma il coach non si tira indietro prima di guadagnare il pullman scoperto e sprofondare sulla seggiola. «Mamma mia quante persone. che bello sapere che li abbiamo reso felici». Shane Lawal non molla il microfono. E’ scatenato. «Come dite voi, Triplete? Lo abbiamo fatto e credo che l’impresa sia eccezionale. Non è stato facile ma loro (indica i tifosi ndr) ci hanno dato la carica». Edgar Sosa è stravolto. La fatica e forse qualche birra di troppo. «I campioni dell’Italia siamo noi - urla -. Lo scudetto ce lo siamo meritato perchè non abbiamo mai mollato, nemmeno nei momenti più difficili. Il nosstro sogno si è avverato». Più tranquillo Rakim Sanders, l’Mvp di gara7. «Sassari è il posto migliore dove stare - dice con un po’ di enfasi -. Che bello vincere qui, la gente ti fa sentire a casa». Manuel Vanuzzo fa fatica a parlare. Ormai è un “sassarese” acquisito. «Grazie a tutti - dice -. Vi abbiamo portato la coppa, ve la meritate. E’ vostra, solo vostra. Quello che provo non posso descriverlo con le parole. Sono sensazioni che non proverò mai più».

Francesco Pigliaru è in maniche di camicia. Il presidente della Regione è talmente contento che stringe tutte le mani che gli capitano davanti. «E’ una cosa coinvolgente, straordinaria. E’ la festa di tutta la Sardegna perchè quando si vincono gli scudetti il campanile va messo da parte. Non è un caso se dal tragitto da Olbia verso Sassari, il pullman della squadra ha spesso rallentato per salutare i tantissimi tifosi che hanno voluto rendere omaggio alla Dinamo. Sono queste immagini che devono darci la forza e il coraggio per affrontare i tanti problemi della nostra terra. Noi siamo gente abituata a lottare, il carattere del Banco è l’immagine riflessa dei sardi. Mi sto proprio godendo una festa emozionante».

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