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Il capitano batte un colpo «Ripartiamo dalla difesa»

di Andrea Sini
Il capitano batte un colpo «Ripartiamo dalla difesa»

Manuel Vanuzzo rientra nei giochi e analizza le prime due gare della serie «Se non c’è bisogno di me in campo è meglio, significa che è tutto a posto...»

02 giugno 2015
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INVIATO A MILANO. «Io sono sempre a disposizione e so qual è il mio ruolo. E se non c’è bisogno di me è una buona notizia, significa che è tutto a posto». Pasta di capitano, per la Dinamo che sogna un altro sgambetto all’Ea7 Armani Milano in una serie che ha visto di nuovo in campo Manuel Vanuzzo, utilizzato pochissimo durante la stagione. Ma a quarant’anni suonati, il capitano biancoblù ha dimostrato di poter essere ancora utilissimo. Persino in una semifinale scudetto. Una comparsata di minuto in campo in gara 1, poi 6 minuti di grande sostanza domenica sera, con una tripla infilata in un momento molto delicato. Il tutto davanti al figlio Thiago, di appena un mese, volato al Forum insieme a mamma Laura.

«So benissimo qual è il mio ruolo in questa squadra – dice Vanuzzo –, a livello di lunghi siamo copertissimi ma in gara 2 ci siamo ritrovati presto con Lawal, Brooks e Kadji con problemi di falli. Se c’è la possibilità di dare una mano lo faccio volentieri, perché nonostante l’età sono ancora in grado di lottare vicino a canestro, di dare e prendere qualche colpo. E se non c’è bisogno tanto meglio, significa che non abbiamo problemi nel mio ruolo. Ma una cosa va spiegata e sottolineata: io non mi sono mai sentito fuori squadra».

Dopo il 3-1 nel quarto di finale con Trento, la Dinamo ha immediatamente ribaltato il fattore campo nei confronti dei campioni d’Italia, dominatori assoluti della stagione regolare. «Il nostro obiettivo – spiega Vanuzzo, che con l’Olimpia Milano ha giocato dal 2002 al 2004 – era provare a vincere almeno una delle prime due gare e siamo rientrati a Sassari sull’1-1. Sarà durissima, ma siamo assolutamente in partita».

Cosa è cambiato tra gara 1 e gara 2? «Nella prima sfida abbiamo giocato molto bene, mettendo in campo una grande intensità sin dall’inizio. Nella seconda ci siamo fatti un po’ sorprendere e aggredire da subito. E non abbiamo fatto girare bene la palla, come invece avevamo fatto due sere prima».

In questi giorni si è parlato molto degli arbitri. Non sempre a proposito. «L’arbitraggio è un elemento che in sfide così equilibrate può fare la differenza. Quello che intendo – spiega Vanuzzo – è che in gara 1 il metro è stato più simile al campionato, mentre in gara 2 è stato più permissivo, tipo Europa. E in questo caso una squadra come Milano, abituata all’Eurolega e a difendere con grande pressione, può andare a nozze».

Sotto canestro domenica sera il Banco ha sofferto parecchio. «Sì, ed è un problema che riguarda tutti, anche gli esterni, non solo chi gioca vicino a canestro: se non mettiamo abbastanza pressione sull’arco, uno come Gentile è sempre in grado di arrivare al ferro, e in questi casi in ultima istanza arriva il lungo. È così che ci siamo caricati di falli. Quindi la difesa deve essere tosta e coordinata in tutte le zone del campo».

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