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Rakim Sanders: «Il destino è nelle nostre mani»

di Roberto Sanna
Rakim Sanders: «Il destino è nelle nostre mani»

L’ala del Banco di Sardegna parla della sfida dei playoff con Trento: la differenza la farà il rendimento dei biancoblù

06 maggio 2015
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SASSARI. Uno con un fisico così unito a un talento naturale può fare la differenza a tutti i livelli. L’immagine migliore di Rakim Sanders quest’anno è legata alla finale di Coppa Italia a Desio, quando ha messo fisicamente alle corde uno come David Moss e mandato fuori giri Alessandro Gentile. Il problema è che si accende a intermittenza e in più tende troppo a seguire l’onda della partita, adeguandosi ai trend negativi o positivi. Difetti che derivano anche dalla giovane età e da una carriera tra i professionisti tuttora in fase di decollo, visto che questa a Sassari è solo la sua terza stagione tra i pro e lui deve ancora compiere 26 anni. Di sicuro alla Dinamo ha trovato una società e un coach che non gli hanno negato spazio, fiducia e minuti e lo attendono all’appuntamento dei playoff per spaccare una serie che si presenta sicuramente come la più equilibrata del primo turno del tabellone.

Rakim Sanders però non vuole pensare a Trento, che si presenta con un Tony Mitchell in gran forma: 26 punti e 12 rimbalzi di media nelle ultime partite per il top scorer (e probabile Mvp) del campionato, che potrebbe anche essere il suo avversario diretto. «Trento ci ha battuto due volte nella regular season, è un’ottima squadra – ha detto ieri Rakim Sanders nella consueta conferenza stampa del martedì mattina nella Club House – ma la differenza in questa serie di playoff la farà il nostro rendimento. Dipende tutto da come andremo in campo e da come giocheremo la serie, non voglio pensare troppo agli avversari».

La Dinamo è considerata una delle quattro grandi, dove la sistema in un’ipotetica graduatoria con Milano, Reggio Emilia e Venezia?

«Non voglio fare una graduatoria di questo tipo perché non credo che ci siamo quattro squadre superiori alle altre nei playoff. Credo invece che tutte e otto le partecipanti possano vincere lo scudetto, tutte le squadre hanno avuto grandi momenti durante la stagione, è capitato anche a noi essere al top per un certo periodo. E così credo che succederà anche nei playoff, vedo solo otto formazioni sullo stesso piano».

A proposito di alti e bassi, la Dinamo ha avuto una stagione senza grande continuità: qual è il motivo?

«Nessuno in particolare. Sono cose che succedono nella vita, quindi anche nello sport. Le partite sono lo specchio degli allenamenti, a volte ci alleniamo molto be e altre meno».

Anche lei ha prestazioni discontinue, come mai?

«Anche qui non c’è un motivo particolare. Sono cose che capitano nello sport e nella vita, bisogna accettarle. Fa parte del gioco».

Questa per lei è stata una stagione importante, che cosa ha imparato nel corso di questo anno in Italia?

«In campo ho imparato che questo campionato è molto duro e impegnativo, ci sono giocatori forti e squadre competitive. Ho anche giocato l’Euroleague per la seconda volta e credo di poter dire di essere sempre stato all’altezza della situazione. Fuori dal campo ho scoperto che in Sardegna ci sono delle bellissime spiagge e si mangia anche dell’ottimo pesce».

Qual è il compagno che le ha dato più consigli quest’anno?

«Nessuno in particolare, devo dire che tutti mi hanno aiutato a migliorare e mi hanno sempre dato consigli».

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