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Sardara: «I fischi non sono mai una dimostrazione di amore»

Stefano Sardara
Stefano Sardara

Il presidente della Dinamo risponde alla lettera dell’avvocato Agostinangelo Marras

27 novembre 2014
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SASSARI. In campo si va tutti assieme, i giudizi e i negativi, e anche i fischi, riserviamoli dopo la sirena finale. Il presidente biancoblù Stefano Sardara ha affidato alla sua pagina Facebook la replica alla lettera che l’avvocato Agostinangelo Marras ha inviato alla Nuova Sardegna.

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«Ho letto la lettera con stupore – dice Sardara – sia per i contenuti che per la forma. Circa i primi non condivido assolutamente i giudizi sul nostro coach e sul nostro giocatore, circa la seconda ritengo che i fischi non rappresentino mai un modo per "amare" la propria squadra, tantomeno durante la partita. Come avviene a teatro è legittimo fischiare alla fine della esibizione se non si è soddisfatti e ciò per assurdo è consentito anche se si è vinto».

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Sardara ricorda poi l’importanza del sostegno del pubblico e del fatto che in campo si fa squadra tutti insieme e aggiunge che «il pubblico per Sassari è da sempre il sesto uomo. Se fossimo convinti che la visione del pubblico della Dinamo fosse quella di fischiare in ogni momento di difficoltà, non avremmo pensato alla costruzione di un nuovo palazzetto. Ma come ben sa, Sassari non si può permettere questo. La Dinamo è molto di più, la Dinamo è affetto, è calore, è vicinanza, è sostegno e quando serve anche cazziatone. Pensa che la società sia cieca? Ma ogni cosa va fatta nel momento giusto, nel modo giusto e soprattutto da chi è preposto a farlo».

Sardara chiude poi ricordando quale sia il vero carburante della Dinamo: «La nostra forza è il gruppo ed in questo gruppo i tifosi sono al primo posto, lo ripeto da sempre. Sa quali sono le nostre "ali"?? L'entusiasmo!!! Fatti come quello di domenica, seppur isolati, aprono gli occhi e ti obbligano a diventare un po’ meno sognatore. Ma noi teniamo duro».

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