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Per la Dinamo un successo «da Eurolega»

di Andrea Sini
Per la Dinamo un successo «da Eurolega»

I biancoblù hanno battuto Milano sul “suo” terreno: con il coraggio, la faccia tosta e lo strapotere a livello fisico

07 ottobre 2014
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SASSARI. Una vittoria da Eurolega, tanto per iniziare bene la stagione. E una prestazione di squadra che da sola vale come mille risposte a tutti i (legittimi) quesiti legati all’amalgama del nuovo gruppo. La Dinamo ha messo sotto la squadra campione d’Italia, conducendo il match dal primo all’ultimo minuto, lasciando all’Armani Milano solo il canestro del 2-0, prima di scatenarsi e di abbattersi come un uragano sulle scarpette rosse.

L’approccio. Devastante, o secondo la definizione del presidente Sardara, semplicemente illegale. Dal 4 pari al 13-4 in un battito di ciglia. Il tempo per prendere le misure in difesa, per ringhiare sul collo degli avversari e correre all’impazzata in contropiede e mettere a rischio l’incolumità del canestro con due schiacciate rabbiose di Lawal. La squadra di Luca Banchi ha barcollato sul parquet come un pugile suonato, incapace di reagire e soprattutto di porre un freno all’ondata biancoblù. Che con l’ingresso dalla panchina di Todic e Devecchi ha addirittura aumentato la pressione difensiva e accelerato in attacco, sino al +21 (35-14) del 12’ minuto di gioco. Uno spettacolo visto raramente dalle parti di piazzale Segni.

Le soluzioni. «Nel primo quarto abbiamo speculato sulle cattive percentuali da 3 punti di Milano», ha ammesso a fine gara coach Sacchetti. Ma a ben vedere le percentuali dai 6,75 dei sassaresi non sono state affatto migliori, se è vero che Logan e compagni nei primi due quarti hanno fatto segnare rispettivamente 1/5 e 1/6. Questo significa che la Dinamo ha vinto utilizzando soprattutto altre soluzioni (il gioco in transizione, soprattutto, con accelerazioni pazzesche), anche se nei momenti davvero importanti del match, le bombe sono entrate eccome: con Todic, Sosa, Sanders, Brooks e soprattutto Dyson, che con una tripla a un minuto e mezzo dalla sirena ha messo la pietra tombale sulla partita.

Il carattere. La Dinamo ha giocato a modo suo, ma ha battuto Milano sul “suo” terreno. Ovvero sul piano del carattere, della forza di volontà e della faccia tosta, come sottolineato dopo la partita anche dallo stesso commissario tecnico della nazionale Simone Pianigiani. La Dinamo ha vinto anche utilizzando altre armi tipiche della corazzata milanese: le mani addosso e lo strapotere fisico, per esempio, ovvero ciò che fa la differenza anche a livello di Eurolega. E ciò che negli ultimi anni alla Dinamo era costato una marea di sconfitte contro Milano. Non è casuale il nervosismo delle Scarpette rosse, durante e dopo il match: tutte le volte in cui hanno provato ad alzare il tono dello scontro, Hackett e compagni hanno trovato pane per i loro denti e sono stati respinti indietro con perdite. è stato questo il vero capolavoro della Dinamo, capace di rintuzzare gli attacchi dei campioni d’Italia dopo ogni break: dal 38-33 all’immediato 50-40 nel secondo quarto; dal 58-55 al 61-69 nel terzo, e soprattutto dal 72-71 all’81-71 in avvio dell’ultimo periodo.

Le altre fiches. A conti fatti, Meo Sacchetti ha giocato con otto uomini, anche se solo Brooks è stato in campo oltre 30 minuti: Vanuzzo e Sacchetti junior non sono entrati, Chessa ha giocato 30”, Cusin solo 5 minuti. Un roster così profondo a Sassari non si era mai visto e per essere competitivi su più fronti bisognerà andare a pescare anche sul fondo della panchina. E l’idea di avere a disposizione fiches pesanti come un titolare della nazionale e varie colonne degli ultimi anni, inizia a rendere la cosa piuttosto intrigante.

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