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«Il Banco è giovane e crescerà ancora, tanto»

di Mario Carta
«Il Banco è giovane e crescerà ancora, tanto»

Il gm Pasquini: «È stata la vittoria di tutti, ora mettiamo il trofeo nel cassetto e pensiamo a lavorare»

07 ottobre 2014
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SASSARI. A caldo tutte le vittorie hanno mille genitori, ma pur a caldo e nell’entusiasmo del momento c’è chi riesce a scovare un padrino speciale, per battezzare il trionfo in Supercoppa.

«E’ stata la vittoria di Federico Pasquini – ha detto subito dopo il successo il presidente della Dinamo, Stefano Sardara – è lui che ha fatto il mercato».

Il general manager del Banco di Sardegna il giorno dopo ricambia e rilancia: «Lavoriamo d'equipe su ogni aspetto, anche a livello di mercato. C’è una grandissima collaborazione fra me e Meo, cerchiamo sempre di trovare dei giocatori funzionali al suo modo di giocare. Ma è stata la vittoria di tutti, a partire dal presidente Sardara che ha sviluppato un lavoro straordinario per trovare le risorse economiche che si sono tradotte nella costruzione della squadra, mentre Meo Sacchetti è stato bravissimo sia sotto l’aspetto tattico che nell’assemblare un gruppo completamente nuovo».

Avete rivoluzionato la squadra, otto nomi nuovi e per ultimo la «ciliegina» Cusin. Qual è il segreto per una squadra subito vincente?

«Nessun segreto particolare. Cerchiamo giocatori che oltre alle doti tecniche abbiano qualità individuali e umane adatte al mondo-Dinamo, tutto qui. A Sassari si vive di certe cose che poi sono la nostra forza, e mettiamo subito in chiaro con chi firma per noi che questi aspetti vengono prima di qualsiasi aspetto tecnico».

La vittoria in SuperCoppa ha segnato definitivamente il passaggio dall’era Diener a un nuovo ciclo.

«A livello sportivo siamo stati felici di aver potuto godere certi momenti, e devo dire che siamo stati bravi anche a non piangerci addosso. Abbiamo avuto la fortuna di chiudere il ciclo-Diener in fase ascendente, e una volta che abbiamo deciso di voltare pagina abbiamo cercato di prendere il meglio per le nostre possibilità, sempre comunque ringraziando Travis e Drake: quelle scritte con i Diener resteranno pagine indelebili nella storia della Dinamo, ma andiamo avanti».

Dinamo-Milano non è stata solo la finalissima della SuperCoppa, ma anche la vostra prima vera partita di Eurolega.

«E’ stata una partita da playoff, ci sono stati contatti fisici e verbali sicuramente non da 5 ottobre, però è stato bello essere riusciti a giocare in questa maniera, con grande agonismo, per vincere la coppa».

Adesso è subito campionato e quasi subito Eurolega. La Dinamo sembra a buon punto.

«Ora dovremo essere bravi a mettere la coppa nel cassetto, magari per tirarla fuori e rimirarla nei momenti tristi. Adesso dobbiamo solo pensare a continuare a lavorare e a lavorare bene, che se ci fermiamo a specchiarci adesso, ci facciamo solo del male. Poi, fermo restando che dovremo raggiungere il top della condizione in primavera, vogliamo avere subito il giusto impatto sul campionato e sull’Eurolega, un mondo completamente nuovo per noi. In sintesi, testa bassa e pedalare».

La vittoria con Milano è stato un bel modo di presentarvi, e questa Dinamo ha ancora ampi margini di crescita.

«Assolutamente sì, e se non pensassi che abbiamo dei margini di miglioramento sarei seriamente preoccupato. Dove li abbiamo? Possiamo possiamo avere di più da ogni giocatore, soprattutto dai più giovani avendo tanto atletismo possono crescere individualmente su situazioni importanti per il loro ruolo. I play attaccano bene il ferro ma possono crescere dall’altra parte del campo, Sanders ha un’enorme forza fisica ma deve ancora capire appieno quelle che possono essere le sue qualità, diventando più costante nell’arco della partita ed evitando di spegnere e accendere l’interruttore. Brooks può diventare un uomo importante, alla Stonerook, decisivo anche se magari non prende un tiro. E può anche migliorare il tiro in post basso, come Lawal che può addirittura crescere nella potenza delle sue gambe. I giovani possono migliorare individualmente, e questo porterà inevitabilmente alla crescita del collettivo».

Come avete festeggiato?

«Nottata nella club house, abbiamo bevuto e brindato tutti insieme. Gli americani erano felicissimi e questo è importante. Poi, abbiamo battuto la nostra «bestia nera», una squadra che vale le Final four di Eurolega. Volevamo vedere a che livello eravamo, direi che non è andata male».

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