La Nuova Sardegna

SASSARI. Il palazzetto di Oldenburg come ispirazione, l’efficienza tedesca come modello da seguire. L’esperienza in Eurocup è servita alla Dinamo per studiare alcuni degli esempi più interessanti da applicare alla propria realtà. Mentre la sua squadra era in campo, Stefano Sardara si guardava intorno e prendeva appunti. «Non abbiamo intenzione di costruire una cattedrale nel deserto – sottolinea il presidente biancoblù – ma una struttura che sia adeguata al nostro bacino di utenza, alle nostre capacità gestionali e al criterio di sostenibilità, che è assolutamente prioritario».

Significa che la Dinamo “abiterà” in una struttura che resterà aperta tutti i giorni e che genererà utili anche al di là degli impegni sportivi della squadra. «Vogliamo guardare avanti e pensare a rendere la nostra società completamente autosufficiente – spiega Sardara –. In giro per l’Europa abbiamo visto arene modernissime tirate su in pochi mesi, che ospitano bar, ristoranti, negozi, palestre, campi da allenamento, cinema multisala. Ma penso anche al museo della Dinamo e a uno spazio per l’associazione ex giocatori che costituiremo tra breve. E l’idea è quella di realizzarla esattamente dove si trova ora, oppure in un’altra area non lontano dal centro. Per la nostra concezione, il palazzetto non deve affatto stare fuori città».

Secondo la logica del project financing, i fondi arriverebbero da privati. «Noi ci impegniamo a garantire l’arrivo di investitori interessati a questo progetto. La durata della convenzione per la gestione viene decisa sulla base dell’accordo con il comune. Il nostro obiettivo è definire tutto entro la fine dell’estate, per poter programmare subito i lavori. Il sindaco Nicola Sanna e la sua amministrazione hanno mostrato grande disponibilità ad accogliere le nostre proposte: valuteremo insieme quale è la migliore. Questa è una occasione importante per la Dinamo e per la città». (a.si.)