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Albertini: «Federcalcio, mi metto a disposizione»

Albertini: «Federcalcio, mi metto a disposizione»

«Non sono solo un ex atleta e sogno un modello come quello degli Anni ’90» Ma Tavecchio resta in vantaggio con una previsione del 60 per cento di consensi

22 luglio 2014
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ROMA. Carlo Tavecchio ha finalmente uno sfidante nella corsa alla poltrona di presidente della Figc. Demetrio Albertini, attuale numero due della Federazione, ha infatti annunciato ieri nel corso di una conferenza stampa la sua disponibilità a ricoprire il ruolo lasciato libero da Giancarlo Abete all’indomani dell’eliminazione dell’Italia dai Mondiali.

«Nelle ultime due settimane ho ricevuto telefonate e richieste da parte di tanti che rappresentano il mondo del calcio che mi chiedevano di candidarmi alla guida della Federazione». E ha citato l’Assocalciatori, «che però per il momento non mi ha ancora candidato», e «tanti ex colleghi fino a qualche presidente».

Ad Albertini ha fatto piacere soprattutto «trovare gente per strada, tifosi non votanti, che mi chiedevano di rappresentare il calcio nei prossimi anni. È stata una cosa che non mi aspettavo, una sensazione che ha rafforzato la speranza di poter promuovere un cambiamento reale e di non tradire mai la passione dei tifosi». Albertini, come del resto lo stesso Tavecchio (al quale vengono attribuiti il 60 per cento dei consensi), in realtà non è ancora a tutti gli effetti un candidato, in quanto serve l’appoggio di almeno tre componenti del mondo del calcio per poter concorrere, ma si mette a disposizione per condividere la sua filosofia e il suo progetto con quelle componenti (come ad esempio la Lega di Serie A, quella di B e l’Aic) che non hanno ancora espresso la loro linea in vista delle elezioni federali dell’11 agosto. «La mia agenda è aperta, da qui al 27 di luglio ci sarà tempo, spero, per convincere le altre componenti a scegliere qualcosa di diverso», ha detto Albertini, anticipando alcuni spunti che saranno alla base del suo programma. E dunque una governance, che dovrà essere più snella ed efficiente ed in grado di far dialogare tra loro professionisti e dilettanti; un progetto sportivo che non parli solo di numero di squadre nei campionati, ma di valorizzazione dei vivai e di allargamento della base per il reclutamento; la revisione dei criteri di inserimento nelle rose e una nuova politica sull’immigrazione degli atleti. Un ultimo punto riguarda invece la valorizzazione dello sport sul territorio, soprattutto attraverso il rapporto con il governo, con il Coni e con il mondo della scuola. Albertini quindi si è augurato una «nuova centralità della Figc, istituzione che non deve essere solo un luogo di spartizione di potere e di poltrone come sembra stia avvenendo in questi giorni. Io ho il sogno che il calcio italiano possa al più presto tornare ad essere come era negli anni ’90, quando il nostro era il campionato più bello del mondo».

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