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Il neurologo: ci vorrà molta pazienza

ROMA. «Il cervello di Michael Schumacher sta ricarburando, ce la sta facendo, speriamo che arrivi fimo in fondo». Con queste parole Giulio Maira, direttore dell'Istituto di Neurochirurgia dell'Univer...

17 giugno 2014
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ROMA. «Il cervello di Michael Schumacher sta ricarburando, ce la sta facendo, speriamo che arrivi fimo in fondo». Con queste parole Giulio Maira, direttore dell'Istituto di Neurochirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, fotografa le attuali condizioni del campione, uscito dal coma e dimesso dall'ospedale di Grenoble, pur rilevando come sia tuttavia ancora troppo presto per poter fare delle previsioni in merito all'evoluzione della sua situazione e sia dunque necessaria cautela.

La ripresa di Schumacher, dopo l'incidente in montagna dello scorso dicembre, spiega Maira, «dimostra che la condizione di coma iniziale in cui versava non era irreversibile» ed è di «fondamentale importanza che abbia iniziato a mostrare segnali di una ripresa della coscienza». Si tratta dunque «dell'inizio di un risveglio - rileva il neurochirurgo - e speriamo si possa arrivare ad un risveglio ed una ripresa completi, ma questo lo si potrà sapere solo con il tempo. Il primo segno importante e basilare per ogni successivo miglioramento è, però, la ripresa della coscienza che, nel caso di Schumacher, lascia dunque ben sperare».

Il campione, spiega l'esperto, «ha infatti subito delle lesioni cerebrali gravi, è stato operato e poi messo in coma farmacologico per proteggere il suo cervello da danni ulteriori. Successivamente si è lentamente sospesa la somministrazione di farmaci per il coma indotto, ma questo non significa che il paziente possa uscire immediatamente dal coma: il cervello, senza più farmaci, viene infatti 'lasciato a se stesso’ per riprendere la funzionalità, ma ciò richiede del tempo. Ora, il cervello di Schumacher ha dimostrato di poter sopravvivere senza la terapia farmacologica, ma il recupero non è ancora completo».

Il campione ha cioè «superato sia il coma iniziale e reale dopo l'incidente sia quello indotto; ciò indica dunque che i danni del trauma non sono stati tali da provocare un coma irreversibile». Ci sono cioè, precisa Maira, «avanzamenti progressivi costanti e questo è un dato positivo, ma non si può al momento dire se possano essersi determinati dei danni o deficit e di che tipo». Gli eventuali deficit successivi «dipendono infatti dall'area cerebrale oggetto delle lesioni, ma questo - conclude lo specialista - è un dato di cui non siamo a conoscenza, poichè non esplicitato nei bollettini medici». E su questo, come altri dettagli, per il momento il segreto è totale.

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