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Drake Diener, l’insaziabile

di Roberto Sanna
Drake Diener, l’insaziabile

"La mia sfida è dimostrare che anche a 32 anni si può sempre migliorare"

16 aprile 2014
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SASSARI. «La mia sfida è migliorare ogni giorno per dimostrare che, anche a 32 anni, si può essere sempre più forti». Quando Drake Diener parla così ti fa pensare che davvero il suo punto di forza non è il talento e nemmeno la tecnica imparata in tante session col padre Dick, ma il cervello. Quella mentalità che ne ha fatto il giocatore preferito del coach del Banco di Sardegna Meo Sacchetti (un altro che, da atleta, i traguardi se li sudava giorno dopo giorno)che lo ha soprannominato “il tedesco”. Perché Drake, caschi il mondo, il giorno dopo la sua migliore prestazione torna in palestra a ripetere il suo circuito e provare a migliorare movimenti e percentuali. Anche ieri è stato così, al rientro dell’All Star Game dove, a prescindere da una partita non proprio memorabile, Drake ha dato una dimostrazione incredibile di tecnica e mentalità vincente nella gara del tiro da tre punti infilando quindici canestri consecutivi e sollevando il trofeo.

Dica la verità, domenica ad Ancona ha tirato bendato durante la gara?

«In un certo senso sì, perché all’inizio... non la mettevo mai e sembrava che non vedessi il canestro. Poi ho aggiustato la mira ed è stato tutto più facile. Lo sapete, ho molta fiducia nel mio tiro e quando ho preso il ritmo è andato tutto come sempre. Non era nemmeno una sfida così facile: ero il favorito, tutti si aspettavano che vincessi e la pressione era tutta su di me. Se avessi perso sarebbe stata una delusione».

Ora siete pari con Travis: lui quella gara l’aveva vinta nel 2011.

«Sì, è un po’ strano pensare che questa gara in tre edizioni per due volte ha avuto un Diener come vincitore. Sfidarci nell’All Star Game del 2015? Chi lo sa, potrebbe anche succedere».

Nelle tre stagioni sassaresi continua a segnare di più e con percentuali migliori nonostante il minutaggio calato: qual è il segreto?

«Indubbiamente arrivare fresco nei finali di gara aiuta, ma non è solo questo. In questa stagione il minutaggio doveva calare per forza, abbiamo fatto l’Eurocup fino a marzo e non si può sempre stare in campo. Aiuta anche il fatto di essere al terzo anno nella stessa squadra, questo gruppo quando sono arrivato era molto nuovo e ci sono stati tanti cambiamenti, adesso ci siamo assestati».

Sabato giocate contro la Virtus Roma dopo una settimana di pausa: vi ha aiutato a superare la delusione di Siena?

«Un po’ sì, possiamo ricominciare e concentrarci al massimo per una fase nella quale incontreremo quattro delle prime otto squadre. Sarà molto dura, dobbiamo finire il campionato nel modo migliore».

Meo Sacchetti dice sempre che non gli interessa la posizione alla fine della regular season: anche lei la pensa così?

«No, almeno quarto mi piacerebbe arrivare per avere il fattore campo nel primo turno. Purtroppo la sconfitta di Siena ci ha chiuso la strada per il secondo o il terzo posto. Sappiamo benissimo che non è decisivo e lo abbiamo sperimentato l’anno scorso, ma una serie in casa non mi dispiacerebbe giocarla».

Le piacerebbe invece trovare Cantù e restituire lo scherzo, vincendo la gara decisiva al Pianella?

«Da un lato sì, è una bella idea. Dall’altro no, perché Cantù è un campo dove è molto difficile giocare e vincere. Pensiamo all’anno scorso, a quella gara 6 che è stato uno scherzo, era qualcosa di diverso dal basket. Quella partita l’ha vinta il pubblico».

Concentriamoci sulla partita con Roma: qualche tempo fa ha detto che Quinton Hosley è il miglior difensore che conosce, pensa che potrebbe essere lui l’ avversario diretto?

«Quinton è tremendo, può difendere su tutti e cinque i ruoli perché è alto, atletico, forte fisicamente. Non so se sarà lui a marcarmi, so che Roma non è solo Hosley. Una squadra che ha talento, sa giocare in maniera fisica e un allenatore sempre pronto a intervenire e cambiare la partita. Roma sta facendo una bella stagione, si può battere solo giocando al top».

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