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Il Banco ora deve fare quadrato

di Andrea Sini
Il Banco ora deve fare quadrato

Le accuse di Sacchetti alle «stelle da Nba» pongono in secondo piano la vittoria con la Sutor

01 aprile 2014
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SASSARI. Guardali in faccia prima della partita, e sai già come giocheranno. Misura la lunghezza del loro muso (inteso come broncio) e puoi prevedere con buona approssimazione quale contributo saranno in grado di dare alla causa. La squadra più lombrosiana della serie A gioca bene se sorride e si diverte, ma a volte lo spirito di gruppo va a farsi benedire e la Dinamo può combinare qualsiasi cosa. Persino prendere un’imbarcata (momentanea, certo) da una squadra senza americani, senza stipendi e armata solo di un’enorme dignità nel non volersi fare schiacciare da un gruppo infinitamente più forte e completo.

Fuoco alle polveri. Può succedere di vincere di 23 con Montegranaro, alla Dinamo, e di vedere un uomo compassato come coach Meo Sacchetti che va negli spogliatoi con le vene del collo gonfie e ne urla di tutti i colori. E poi va in sala stampa e invita “i fenomeni che credono di essere arrivati tra i terrestri dalla Nba”, eventualmente “a tornare nel campionato delle stelle”. A rincarare la dose ci ha pensato il presidente Stefano Sardara, che per indole è un grande dribblatore di polemiche pubbliche, ma che quando l’embolo di rabbia gli sale sin su, sino alla testa, allora smette di essere diplomatico: «L’atteggiamento di qualcuno è stato completamente sbagliato, e sull’atteggiamento io non transigo. Parleremo con gli interessati in settimana».

Caccia ai musi lunghi. Non una parola di più, da parte di una società abituata a lavarsi tutti i panni sporchi rigorosamente dentro le mura domestiche. E allora via alle ipotesi, sulla base di quanto visto domenica pomeriggio sul parquet del palazzetto. In cima alla lista dei sospettati c’è Travis Diener, che dal momento in cui coach Sacchetti ha ufficializzato il quintetto di partenza (con lui in panchina e Green in campo) ha indossato una faccia che era tutta un programma. Più che un muso lungo, una scultura in ceramica monoespressiva, completamente diversa dal viso sorridente che di solito accompagna le sue giocate migliori e illumina la squadra. Il riferimento di Sacchetti alla Nba, incui Td12 ha giocato a lungo, non sembra lasciare dubbi. E pochi dubbi sembrano esserci a proposito dell’altro muso lungo della serata, Ben Eze e Gordon. I due cventri si sono prima lamentati dei pochi palloni ricevuti, poi al primo cambio hanno mostrato con gesti inequivocabili di non aver gradito.

I rebus. Al di là dei bruciori di stomaco di Travis Diener, che non sono certo una novità, in questo momento coach Sacchetti ha altri due importanti rebus da risolvere: il primo riguarda proprio Eze, che tra pochi giorni compirà i suoi primi due mesi a Sassari e che, dopo i primi progressi, si è come fermato e oggi sembra ancora lontano da uno stato di forma accettabile. L’altro punto interrogativo riguarda Drew Gordon: arrivato a gennaio, partito in pompa magna, dopo l’infortunio di Gravelines ha ripreso in tempi da record ma dopo le Tinal Eight di coppa si è quasi seduto. Tipo, nell’ultimo mese ha viaggiato a 18 minuti, 8,4 punti, 4,4 rimbalzi a partita. Roba da lungo italiano di second’ordine, altro che centro stellare seguito da mezza Nba. E più che pensare alla Nba, la Dinamo deve cercare di ritrovare lo spirito di gruppo e il sorriso. Perché qualsiasi Lombroso è sempre in grado di prevedere come giocherà.

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