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SuperDrake Diener si svela ai lettori

SuperDrake Diener si svela ai lettori

La stella della Dinamo in redazione per il forum con i tifosi

22 marzo 2014
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SASSARI. Il cecchino più infallibile della serie A? Inforca occhiali da vista e ha un po’ di mal di schiena. Ama il cibo sassarese e le spiagge della zona: Platamona quando ha poco tempo, Stintino quando vuole puntare al top. La prima notizia arrivata ieri mattina nella redazione della Nuova Sardegna è che Drake Diener è umano anche se sul parquet somiglia a un alieno. Il fuoriclasse del Wisconsin ha fatto visita al nostro giornale, dove ha partecipato a un forum con i lettori, rispondendo alle domande arrivate via web.

La visita alla Nuova. La stella della Dinamo varca la porta scorrevole della redazione centrale alle 11,45. Una foto ricordo al centralino, un rapido tour tra le scrivanie dei settori cronaca e sport, e poi l’uomo dei 44 punti ha preso posto nella sala delle riunioni con vista sul golfo dell’Asinara. Perfettamente a suo agio davanti alla telecamera, sempre più spigliato e fluente con la lingua italiana, Drake Diener è stato marcato stretto dai redattori sportivi Roberto Sanna e Andrea Sini, che hanno fatto da moderatori per questo incontro virtuale tra DD16 e i tifosi biancoblù collegati sul sito web della Nuova Sardegna. Quarantacinque minuti fitti fitti tra domande e curiosità di ogni tipo: Drake si è rilassato palleggiando con una palla da baseball trovata su una scrivania ed è andato sempre dritto al sodo, come fa quando è in campo: dalla carriera alla vita privata, passando per il rapporto con coach Sacchetti e il cugino Travis, la convivenza con il morbo di Crohn e il treno per l’Nba mai passato per davvero. Il Drake Diener che viene fuori da questa chiacchierata virtuale con i tifosi, è una stella dal volto umano.

La partita dei record. «È stata una partita speciale, perché segnare 44 punti non è una cosa che capita spesso. Dopo avere segnato i primi tre-quattro tiri è stato tutto più facile: stavo bene e ho preso più confidenza. Il record è sempre di Caleb che ne ha fatto 45: probabilmente durante la partita non si è accorto che stavo insidiando il suo record, magari dopo ha visto il tabellone e ha tirato un sospiro di sollievo. Però la cosa più importante è avere vinto. Sono sicuro che anche lui è stato contento, così come a tutti noi ha fatto piacere la sua performance contro Varese. Segnare oltre 40 punti è davvero raro».

Drake e l’Nba. «Il primo anno dopo l’università ho partecipato a dei camp di squadra Nba, ma quello è stato il periodo più difficile per me dal punto di vista della salute. In Nba la prima impressione è quella che conta e forse mi ricordano ancora in quel modo. Però sono molto contento della mia carriera e di quello che ho fatto. Gioco da tanti anni in Italia ad alto livello. Il fatto di non esserci mai arrivato è comunque uno stimolo in più per crescere e dare il massimo. La mia squadra preferita? I Boston Celtics».

Il titolo di Mvp. Molti sostengono che quest’anno per fermarla bisogna abbatterla con un fucile. «Non mi trovo molto a mio agio a parlare di Mvp. Sono molto contento di come sta andando la stagione, sto tirando con percentuali alte ma ci sono ancora 7 partite da giocare, tutte importanti per la squadra, e sono tante. La stagione è tutta da giocare. Langford è secondo me il giocatore più forte della serie A. Ma ora è infortunato e vedremo cosa succederà...».

La sconfitta con Berlino. «Loro hanno talento e soprattutto sono molto fisici. Hanno ottimi schemi e li hanno eseguiti esattamente come serviva. Per noi è stato difficile affrontarli, abbiamo giocato bene, ma vincere a Berlino sarebbe stata un’impresa. Di sicuro vorrei rigiocare gara 1: a Sassari non abbiamo giocato bene, è la che si è decisa la qualificazione».

Il campionato e le ambizioni. «Dobbiamo lavorare molto perché abbiamo problemi in difesa, il nostro livello di intensità si abbassa all’improvviso e questo nei playoff può costare care. È importante finire bene la regular season per arrivare tra le prime 4. Nei playoff mi piacerebbe incontrare Milano al primo turno su 5 gare, perché c’è più pressione su ogni match. E possiamo dire la nostra».

La tecnica.«Mi piace molto tirare usando il tabellone, ma è importante avere una certa varietà di soluzioni. L’importante è che la palla entri. Nei primi 2 anni in Italia arrivavo sotto canestro e tiravo esclusivamente di destro, forse avrò segnato 4 canestri di sinistro. Invece è importante poter decidere come tirare e in questi 5 anni credo di essere cresciuto molto in questo. Sono piccole cose che dimostrano che si può migliorare anche a trent’anni».

La perla. «Cosa ho pensato dopo avere segnato da metà campo contro Milano nelle Final8? Ho realizzato che poteva essere un canestro importante per dare fiducia alla squadra, passando da -11 a -8. C’era molta pressione ed è stato importante allentarla».

Gli avversari. Il giocatore che mi ha messo più in difficoltà forse è Quinton Hosley, perché è in grado di difendere in qualsiasi ruolo, ha fisico, reattività e tempismo. Così come anche Moss, che è intelligente e ha braccia lunghe. Il miglior play tra Travis e Dyson? Dico Travis e Marques, ma Dyson fisicamente è incredibile ed è molto intelligente. Il palazzetto più difficile in cui ho giocato? Cantù: l’anno scorso in gara 6 la partita l’ha vinta il pubblico, non è stato basket».

Il futuro. «Per me è impossibile immaginare la mia vita senza la pallacanestro. Penso che quando smetterò di giocare farò l’allenatore o qualcosa di simile. Ma c’è tanto tempo per pensarci».

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