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La vittoria dei tifosi: «Noi c’eravamo»

di Giovanni Dessole
La vittoria dei tifosi: «Noi c’eravamo»

Dinamo basket nella storia, il charter al volo e il palasport di Milano diventa Sardegna

11 febbraio 2014
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SASSARI. Un charter organizzato nella notte, quando ancora l'emozione per il traguardo raggiunto dalla Dinamo Banco di Sardegna, la finale della Beko Final Eight di Coppa Italia, trasudava da post e parole pubblicati sui social network.

L'annuncio postato sulla bacheca del presidente Stefano Sardara e dal sito ufficiale biancoblù faceva da bandiera a scacchi: tam tam forsennato e folle corsa ad assicurarsi un posto sul charter Meridiana per Milano. Il passaparola funziona alimentato dal fuoco del dilagante entusiasmo.

In un amen i centocinquanta posti disponibili vanno esauriti, il tempo di ritrovarsi in Club House per un caffè, fare il conto dei posti in macchina e via verso la Gallura. Appuntamento fissato all'aeroporto di Olbia alle ore 13, check rapido e ordinato e volo verso la storia della pallacanestro biancoblù, sarda e italiana.

Ci sono bambini con addosso la felpa del “Commando”, rappresentanti degli sponsor, familiari, signore con la sciarpa della Dinamo, giovanissimi tifosi e altri con qualche anno in più sulla carta di identità ma pronti a vivere con spirito giovane e passione la trasferta.

Sull'aereo la calma è solo apparente, perché il fuoco cova sotto la cenere dell'attesa, della scaramanzia e della prudenza. Il tema dominante fra le file di sedili è la Dinamo: si va dall'impresa contro l'Olimpia Milano al racconto degli aneddoti più disparati, dal ripasso delle due gare precedenti alla speranza che accada quello che solitamente “non succede, ma se succede...”.

Ognuno ha il suo rito, ognuno porta con sé il suo portafortuna, bastano anche solo una camicia o una maglietta, perché tutto deve incastrarsi al meglio, tutto deve essere perfetto perché la giornata sia perfetta.

Lo sbarco a Linate libera l'urlo dei centocinquanta tifosi, partoni i cori che risuonano alti negli spazi dello scalo milanese. I passeggeri in arrivo e partenza osservano allibiti ma divertiti, la marea biancoblù si dà appuntamento alle 16 per raggiungere in autobus il Mediolanum Forum. Al palazzetto ci sarà anche l'intero equipaggio del volo Meridiana.

Ingannare l'attesa è difficile, l'adrenalina sale e la tensione, positiva, raggiunge livelli altissimi. In avvicinamento ad Assago iniziano a comparire le prime canotte griffate Dinamo.

Sardi e sassaresi da tutta la Penisola, lavoratori in trasferta e studenti fuori sede, iniziano a radunarsi, a riconoscersi per accento, parentela, amicizia e appartenenza biancoblu, a parlare. Il settore riservato ai supporter sassaresi si riempie, altri tifosi affollano gli spazi circostanti e l'intero palasport perché «in casa – recita il coro del Commando – giochiamo noi”.

I quaranta minuti di partita sono intensi e densi di emozione, il tifo c'è e si sente, il finale è epocale, le lacrime di gioia scorrono a fiumi e la squadra saluta e ringrazia chi ha superato il mare per starle accanto.

Il viaggio di ritorno, fra autobus per Linate, volo per Olbia e ritorno a Sassari, è un continuo ricordare (la finale persa con Osimo in B1, la promozione in Lega A e i quarti playoff con Bologna alcuni degli spunti), commuoversi, riguardare, postare, commentare foto e video dell'impresa. Una lunga striscia di fari si sposta da Olbia verso Sassari.

Spossati ma felici, i tifosi si radunano in piazzale Segni, sino a poche ore prima rumoroso teatro di caroselli e festa. Un ultimo saluto prima della buonanotte, qualche ora di sonno è un risveglio magico che trasforma il sogno in coppa e realtà.

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