La Nuova Sardegna

Sport

Obiettivo del Banco: colmare l’ultimo gap

di Roberto Sanna
Obiettivo del Banco: colmare l’ultimo gap

Per battere Milano e Siena manca ancora qualcosa

07 gennaio 2014
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SASSARI. Manca ancora qualcosa. Perché una squadra atipica come il Banco può battere Cantù, giocarsela all’ultimo tiro con Roma, andare a vincere a Venezia, dominare a Caserta, ma contro i team che giocano un basket da Eurolega come Siena e Milano perde.

La distanza da colmare è quella di due canestri e non è solo una questione di percentuali di tiro perché Meo Sacchetti ha mani calde anche da prestare. È più una questione di difesa, rimbalzi e presenza in area. Drew Gordon può cambiare molte cose a patto di non considerarlo il salvatore della patria perché non è di un singolo giocatore (per quanto bravo) che ha bisogno la Dinamo. Semmai, serve un’addizione di qualità per il gruppo.

Eurobasket. Milano e Siena sono le due squadre costruite per il doppio impegno campionato-Eurolega. Roster lunghi e profondi, con i coach in grado di mettere in campo sempre quintetti freschi senza perdere in qualità o calare l’intensità del gioco. Squadre che in campo difendono con la stessa intensità dall’inizio alla fine e in attacco puntano sull’esecuzione dei giochi, anche qui ripetuti in maniera ossessiva dall’inizio alla fine. Significa, per chi le affronta, doversi sentire le mani addosso dall’inizio alla fine della partita, non potersi permettere pause difensive nei 24 secondi dell’azione, arrivare all’ultimo quarto stanchi per le botte, i blocchi, i body-check della precedente mezzora. E, in quelle condizioni, diventa difficile fare canestro, mentre è più difficile rilassarsi in difesa per un attimo fatale o dimenticarsi un tagliafuori a rimbalzo.

Tutte quelle piccole cose, quei particolari che alla Dinamo sono costate le partite contro Siena (peraltro giocata in una situazione psicologica particolare e irripetibile) e Milano. Perché sono loro i riferimenti? Perché le squadre da Eurolega giocano durante la regular season un basket molto simile a quello dei playoff. E il Banco, quest’anno, nella post-season vuole fare strada.

Il ritorno di Drew. Alla fine quello che il pur volenteroso Linton Johnson in questo momento sta dando non basta più. È servito, e bisogna essergliene grati, a conquistare un posto nella Final 8 e superare il primo turno dell’Eurocup, ma ormai gli gira tutto male e in difesa fa fatica. Non si può nemmeno pensare di fare strada chiedendo a Vanuzzo i miracoli ogni sera e i quintetti piccoli con Caleb Green numero 5 possono essere una variante tattica, non la norma, perché comunque pagano troppo a rimbalzo e spostano fuori ruolo uno dei migliori giocatori del quintetto. Attenzione, però. Gordon può aggiungere fiscità, forza fisica, intimidazione, esplosività. Ma ha pur sempre la taglia fisica di un numero 4 e non può andare a sbattere sui centri avversari. Insomma, può cambiare molto ma il Banco deve giocare da Banco.

Ciao Juan. Ufficializzato ieri l’addio di Juan Fernandez, che proseguirà la stagione con la maglia dell’Obras Basket di Buenos Aires. Si libera così lo spot per un altro passaportato, che potrebbe anche essere un lungo. Se va in porto lo scambio Tessitori-Bryan (che deve convincere la moglie a trasferirsi da Napoli) il settore è completo. Altrimenti, dando per scontata la partenza (momentanea) di Amedeo Tessitori ,servirà un altro intervento sul mercato.

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