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«I nostri americani sanno che Sassari è un paradiso»

di Mauro Farris
«I nostri americani sanno che Sassari è un paradiso»

Il ds Federico Pasquini svela le strategie del prossimo mercato biancoblù

30 marzo 2012
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CAGLIARI. Dai suggerimenti all'imprenditoria cagliaritana al segreto per tenersi stretti i tre tenori americani. La trasferta cagliaritana è anche preziosa occasione per conoscere le nuove strategie di mercato della Dinamo. «Anche se è presto per parlarne penso che le nuove regole che ci saranno in Italia dalla fine del campionato porteranno poche squadre a fare la corsa a giocatori comunitari – ha detto il ds biancoblù Federico Pasquini– la possibilità di prendere cinque extracomunitari condizionerà il il mercato. Un mercato che ha poi un meccanismo un po' strano. Ci sono giorni dove non ci sono giocatori, altri in cui si presentano occasioni incredibili. Un po' quello che è successo a noi quest'estate con almeno un paio di elementi che ora vestono la nostra maglia».

Dopo una stagione di così alto livello sarà ancora più complesso trattenere in Sardegna i tre americani.

«I nostri giocatori avranno grandissime richieste, è vero, perché hanno grandi qualità, tecniche e umane, soprattutto nei momenti che contano del match. Noi abbiamo però da offrire serietà societaria e un allenatore che ti fa rendere al 150 per cento. Alla fine sono sicuro che questi aspetti conteranno. Se poi uno preferirà i tre metri di neve della Russia, allora l'in bocca al lupo sarà d'obbligo».

Tre giorni a Cagliari, una città con la quale la Dinamo sta legando tanto, anche a livello imprenditoriale.

«Durante l'anno abbiamo cercato di allargare i nostri orizzonti. Stiamo avviando intese anche con aziende del cagliaritano. Lo abbiamo fatto cercando da subito di far conoscere anche qui il nostro prodotto. L'esempio dello sponsor tecnico, la Double A di Quartu Sant’Elena è eloquente. Ha iniziato con noi quest'avventura e ora ci ha proposto un accordo pluriennale».

Cosa si sente di dire agli imprenditori cagliaritani che investono nel basket ?

«La ricetta è legata a molti fattori. Oggi però non credo paghi acquisire un titolo sportivo dal nulla senza avere basi solide. Quando questo accade ti trovi molto spesso a spendere in maniera stupida per poi ritrovarti punto e a capo».

Un suggerimento?

«Mi rendo conto che partire dalla Divisione C rende tutto più complicato, soprattutto in una grande città dove è più complesso anche conquistare media, sponsor e soprattutto tifosi. Ma prendete l'esempio di Napoli. Avrebbe anche potuto acquisire la serie A2 a suon di soldoni ma ha preferito fare la B1, e ora è prima con 14 punti di vantaggio sulla seconda. La politica dei piccoli passi è sempre più spesso legata al successo».

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