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Morti assurde, da Curi a Senoner

25 marzo 2012
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 ROMA. La morte di Bovolenta riapre il triste capitolo delle morti improvvise degli sportivi. Scomparse assurde, come a volte capita nella vita di tutti i giorni, ma ancor più dolorosa e incomprensibile per un atleta che si presuppone in perfetta salute.  Giallo e tragedia nella morte, nell'agosto scorso, di Naoki Matsuda, 34 anni, difensore ed ex nazionale del Giappone: il calciatore nipponico, che con la maglia dei Blue Samurai aveva disputato il mondiale di casa del 2002, morto a due giorni dal ricovero d'urgenza dopo aver perso i sensi durante un allenamento con la sua squadra, il Matsumoto Yamaga. Tragico il caso di Simona Senoner, azzurra di salto, morta a 17 anni nel gennaio 2011 per un improvviso malore mentre era in ritiro con le compagne di squadra in Germania: uno svenimento all'uscita dalla doccia, il tentativo di rianimarla, la corsa all'ospedale, la morte.  Non mancano i precedenti, come la morte di Denis Zanette, ciclista di 33 anni accasciatosi al suolo dopo una seduta dal dentista, a Pordenone, e poi ricoverato in coma per un'altra lotta perdente con la morte, nel 2003. O ancora Dani Jarque, capitano dell'Espanyol stroncato da un infarto, nell'estate del 2009, nella sua stanza del ritiro di Coverciano, mentre era al telefono con la moglie.  La lista nera delle morti nello sport è lunghissima, se si va nel campo dell'attività agonistica. Da Ferraris IV a Taccola, da Curi a Foè è spesso il calcio ha provocare lacrime e sgomento. Sconvolse la Spagna la tragica storia di Antonio Puerta, giocatore della Nazionale e del Siviglia crollato in campo nel 2007 durante una partita col Getafe. L'Italia aveva pianto, 30 anni prima, un suo calciatore famoso, Renato Curi, morto durante una Perugia-Juve. Per non parlare dei tanti casi di atleti dilettanti portati via alla vita e allo sport su un campetto di periferia. Famosi o anonimi, ma accomunati da un destino che sconvolge.
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