La Nuova Sardegna

Sport

Con l'esercito del Soft air ogni domenica la guerra è a un passo dalla città

Vanni Lai
Cresce anche nel Sassarese la passione per il Soft air, disciplina sportiva che simula le tattiche militari
Cresce anche nel Sassarese la passione per il Soft air, disciplina sportiva che simula le tattiche militari

21 marzo 2012
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 SASSARI. Il sole a Caniga si è alzato da poche ore quando i Ground Zero Seals, ben equipaggiati e agli ordini dei comandanti Massimiliano Giuliani e Mauro Cherchi, si dividono in due squadre per l'allenamento al Camp Mandra di L'Ainu. Inizia così la domenica mattina degli appassionati sassaresi di softair, disciplina sportiva che simula le tattiche militari e coinvolge persone di diverse fasce di età. Salumieri, impiegati, autisti o infermieri durante la settimana, la domenica si trasformano in soldati efficienti e armati fino ai denti.  Tuta mimetica, anfibi, maschera o occhiali di protezione e radio, imbracciano fucili Ak47 o Mp5 e non mancano pistole Beretta e Colt, repliche di armi originali e decisamente meno pericolose. Le munizioni sono dei piccoli pallini dal colore bianco, che i Ground Zero Seals utilizzano soltanto se biodegradabili. L'attrezzatura costa da un minimo di 200 per i neofiti a un massimo di 800 euro per i più "fissati".  I "soldati" hanno tutti un nickname: Metallo, Black, Iron, Wanted, sono alcuni di questi. Da settembre a giugno, quasi ogni domenica, il gruppo si ritrova su terreni grandi qualche ettaro e adatti a ospitare questo tipo di sport.  Al cancello di ingresso della campagna di Caniga viene appeso un cartello: "Attenzione. Simulazione tattico sportiva in corso". Terminata la fase di preparazione e apposta la dovuta firma nel registro presenze si passa alle operazioni militari. Gli uomini della difesa iniziano a scendere il crinale e a disporsi, non visti dalla squadra di attacco. Qui si mimetizzano con l'ambiente, tra alberi ed erbacce. Inferiori di numero agli attaccanti, devono difendere la bandiera posta sotto un ponte dove passa la ferrovia, la prima missione della giornata.  «Difesa, siete pronti?», il cronometro dà il via e il commando di attacco ha trenta minuti di tempo per impadronirsi della bandiera. Ma tre di loro cadono subito in un'imboscata. «Il giocatore colpito è eliminato dal gioco - spiega il vicepresidente Mauro "Cassio" Cherchi -, deve indossare un corpetto rifrangente, uscire dalla fase di gioco e mettersi in vista». Nella gara l'attacco sbaglia la strategia e la difesa si salva con i suoi componenti, eliminando gli avversari. Al termine di ogni game iniziano gli sfottò e le polemiche, consuetudine tipica e utile a mantenere lo spirito del gioco. In tutto i giocatori sono una ventina, tra i 18 e 45 anni. Il Gruppo Ground Zero Seals, club nato nel 2007, conta 40 associati ed è iscritto all'Acsi.  Nella seconda missione, "Casa diroccata", attacco e difesa si invertono e la bandiera questa volta viene nascosta all'interno di una vecchia struttura, in vista su una collina senza vegetazione. Un obiettivo difficile da conquistare. L'appostamento di Leonardo Salis, nome in codice "Mendoza", è su un piccolo pendio, nell'ombra tra la macchia e un costone di roccia alle spalle. Davanti, una stradina che porta alla radura vicino alla casa.  «Se qualcuno dell'attacco passa da qui lo prenderemo alle spalle - dice -. Le nostre non sono strategie improvvisate, spesso ci basiamo su film e videogiochi». Dalla strada però non passa nessuno, la squadra di attacco ha scelto la via sopra la roccia. Intanto negli scontri a fuoco poco più avanti un soldato viene ferito al naso (un piccolo graffio) e si dichiara eliminato. Per poi scoprire che lo schermo del proprio cellulare se l'è vista peggio. L'assalto arriva alla casa diroccata, dove il coraggioso Abuerik, aiutato dal fuoco di copertura dei compagni, spara a bruciapelo alla sentinella, l'ultimo baluardo della difesa, e conquista la bandiera.  «Non c'è un giocatore più bravo di altri, anche se alcuni di noi sono istruttori al poligono di tiro - dice Mauro Cherchi -. Tutto il gruppo è molto affiatato. Partecipiamo a gare dove sono presenti anche 250 persone, nel Nuorese per esempio, e facciamo sempre buoni risultati».  Emulare miti del cinema e dei videogames è molto comune e il softair è uno sport accusato di essere molto violento. «Evitiamo certi sistemi non accettando i "Rambo" - continua -. I nuovi componenti devono superare un test di cinque partite prima di poter giocare con i Ground Zero Seals». Il club è impegnato anche nel sociale e ogni anno partecipa alla raccolta fondi Telethon. I suoi componenti partecipano alle donazioni di sangue e hanno un piccolo sogno: «Vorremmo utilizzare i locali dell'ex Tecnico-industriale di Li Punti - conclude Cherchi -, una struttura al momento abbandonata e fatiscente».
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