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Il fenomeno Travis Diener

Andrea Sini
Travis Diener
Travis Diener

Strizza l'occhio all'Italia e fa sognare la Dinamo

14 dicembre 2011
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SASSARI. Se lo incroci per strada e non sai chi è, in tuta da ginnastica o in abito casual, puoi scambiarlo facilmente per un impiegato che sta andando a farsi la sua oretta di spinning in palestra. Con quella faccia e quel fisico lì, al limite puoi pensare che riesca a fare impazzire il gentil sesso, non certo i bestioni che circolano per i campi di pallacanestro.

A Travis Diener entrambe le cose riescono piuttosto bene. Ma se un matrimonio felice e la stretta marcatura di sua moglie risolvono la prima questione, estromettendolo da qualsiasi competizione, le sue evoluzioni sul parquet restano un problema irrisolto. Per le altre squadre, si intende.

Talento allo stato puro, tanto genio e nessuna sregolatezza, il play del Wisconsin è l'ago della bilancia del Banco di Sardegna. Il miglior giocatore che abbia mai vestito la maglia della Dinamo (qualche obiezione?) è un metronomo capace di trasformare una buona squadra in un gruppo capace di vincere contro qualsiasi avversario. O di prendere in mano una partita in un finale rovente, segnare otto punti di fila, recuperare due palloni e mandare tutti a casa. Come domenica scorsa contro la Cimberio Varese.

La gente del palazzetto sul momento si strappa i capelli, e quando si è ricomposta prova a chiedersi cosa gli passi per la testa; cerca di capire come un biondino di un metro e ottanta possa diventare così letale in mezzo a tanti giganti. «Io in quei momenti di solito riesco a restare calmo - sorride Travis -. In un campionato così duro la maggior parte delle partite si gioca e si decide veramente negli ultimi 3 minuti. Sono un play e devo pensare a fare la cosa giusta, devo prendere la decisione che vada bene per la squadra. Cerco di non essere egoista, ho fiducia in me stesso e nei miei compagni di squadra. Quindi a volte può capitare che scelga di fare da solo e tirare, altre volte la cosa giusta è passare la palla».

Facile, no? Neppure per sogno. Ed è per questo che il talento nato a Fond du Lac è considerato dagli avversari del Banco il nemico pubblico numero uno. Lui, però, in certi frangenti diventa semplicemente un giocatore immarcabile. «Il mio compito è quello di fare in modo che tutti i miei compagni riescano a giocare nel modo più semplice - dice - cercando di coinvolgere tutti per il bene della squadra. Domenica abbiamo vinto perché abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra: la gara l'abbiamo portata a casa con la grande difesa degli ultimi 5 minuti. Poi magari io ho segnato quegli ultimi canestri, ma prima ci aveva pensato Drake, mentre Hosley aveva difeso alla grande per tutto il match, e così via via tutti gli altri compagni. Ognuno ha il suo ruolo. E a proposito di Quinton, fammi dire che ha fatto veramente un lavoro straordinario, con rimbalzi, assist e palle recuperate. Se lui gioca così siamo davvero a posto».

Certo però che tutta la Dinamo gioca meglio quando Travis è in palla. Dopo la scorsa stagione, condizionata pesantemente dagli infortuni, quest'anno anche le cifre rendono merito all'ex giocatore degli Indiana Pacers. Che è nella top ten della serie A come media punti (16 a partita in 33 minuti), tiri da tre punti (43,2 per cento) ed è il terzo assist man assoluto con 5,4 a partita. Interessante anche la voce dei rimbalzi: il piccolo "Mister T" ne tira giù quasi quattro a partita.

Numeri che Travis era riuscito a proporre persino in Nba, dove è arrivato dall'università di Marquette (scelto al secondo giro del Draft col numero 38) dopo aver trascinato Golden Eagles alle Final Four della Ncaa nel 2003. In Nba la sua migliore stagione è stata il 2007-'08: 66 gare giocate, una media di 20,5 minuti e 7 punti per gara. Con un top di 22 punti contro i Chicago Bulls (10/10 ai tiri liberi), una doppia-doppia contro i Toronto Raptors (10 assist e 10 punti) e il quarto posto assoluto del campionato pro americano nella classifica che calcola il coefficente tra assist e palle perse (4,8). L'anno successivo sarebbe stato il migliore dell'intera Nba con 5,81, ma non ha raggiunto il limite minimo previsto per le statistiche.

Oggi però il presente si chiama Sassari e dopo un anno e mezzo di Sardegna Travis Diener conferma di essersi calato perfettamente nella realtà biancoblù. E con sua moglie in dolce attesa, i tifosi sognano che la famiglia Diener metta radici in città. Magari con il capofamiglia naturalizzato italiano. «È presto per parlarne - dice Travis -. Posso dire che anche mio cugino Drake aspetta un figlio e che lui nascerà sicuramente a Sassari. Nostra figlia invece nascerà prima dell'estate negli Stati Uniti, ma ancora non so dove crescerà. Io però ho detto tante volte che in questa città io e mia moglie ci troviamo veramente bene. Con noi la gente è stata estremamente gentile e accogliente sin dall'inizio, abbiamo davvero un bel feeling con tutti».

E poi, appunto, c'è suo cugino Drake. Che domenica ha fatto veramente la differenza con 26 punti e tante giocate che hanno spaccato la difesa di Varese. Non è che fate le sfide in famiglia a chi segna di più? «No, quelle le facevamo ai tempi dell'high school - sorride il numero 12 della Dinamo - non guardiamo mai chi segna di più perché in fondo non importa. Domenica tra l'altro lui ha giocato una partita fantastica. Penso che io e Drake siamo due giocatori complementari, ci completiamo a vicenda. Credo davvero che lui mi renda un giocatore migliore e viceversa».

Su un aspetto non c'è partita, a favore di Drake: la lingua. C'è chi gli chiede di promettere un'intervista in italiano entro la fine della stagione, ma stavolta Travis si finge offeso respinge la sfida. «Ah, così Drake dice di essere più intelligente di me? Neanche per idea! Guardate, lui sa parlare l'italiano solo perché è in Italia da 6 anni. Io ci sono solo da un anno e mezzo. La verità - dice Diener - è che mia moglie è per metà italiana, quindi io non mi sono mai impegnato troppo per imparare la lingua. Mi piacerebbe davvero parlare bene l'italiano, ma dovrei sedermi e studiare, e per il momento sono troppo occupato, ma anche pigro, per farlo. Certo, se resterò qui dovrò impegnarmi a fondo...».

Intanto c'è da pensare all'immediato futuro, e nella lingua della pallacanestro Travis si fa capire benissimo. «Andiamo a Treviso con l'obiettivo di vincere - sottolinea il play del Banco -. Sappiamo che sarà una partita molto difficile. In questo campionato tutte le partite in trasferta sono difficilissime. Dobbiamo metterci tutta la forza che abbiamo, sapendo di avere buone possibilità di farcela».

La squadra allenata da Sasha Djordjevic è stata in parte rivoluzionata dopo la fine del lockout Nba, ma domenica scorsa ha superato con disinvoltura l'ostacolo Virtus Roma. «È vero che alcuni giocatori se ne sono andati per giocare in America - dice Diener -, ma la squadra resta molto temibile e per questo sarà necessaria la migliore Dinamo. Dobbiamo evitare le false partenze, perché non si può iniziare a giocare quando sei sotto di 20, come ad Avellino e Bologna. Ma io ho fiducia nella nostra forza».

Per la lingua, i tifosi della Dinamo se ne faranno una ragione. Basta che quel giovanotto col fisico da impiegato continui a fare impazzire i giganti.
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