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La Dinamo si perde in Brianza, sassaresi puniti dalla Bennet Cantù

Roberto Sanna
cantù-dinamo
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Ok, in trasferta tira sempre aria pesante. Botte da orbi, ancora, in una partita senza storia e senza difesa, quasi un museo degli orrori cestistici nel primo tempo. Anche senza Diener, nullo per larghi tratti, ma non è stato comunque solo lui, l’unico a perdersi nel freddo della Brianza, con la Dinamo che è andata subito a fondo. Poco da salvare (qualche numero di White, la grinta di Brian Sacchetti), molto da imparare e tante cose da rivedere per domenica prossima. Perché finora, Teramo a parte, è solo il PalaSerradimigni la terra della salvezza

05 dicembre 2010
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CANTU’. Il primo quarto è inguardabile e segna pesantemente il resto della partita, con una Dinamo molle in difesa e senza ritmo in attacco: 24 punti incassati da una squadra abituata ai punteggi bassi e a 73 di media. Diener è impalpabile, insicuro, 3 palle perse e un tiro da tre punti che nemmeno sfiora il ferro. Cantù difende e va a rimbalzo, fa girare la palla e trova sempre tiri facili sotto canestro. Anche l’oggetto misterioso Green, discusso perché improduttivo in attacco, fa festa: 2 triple di fila, una delle quali con fallo (e libero trasformato). Lo score del primo tempo è un bollettino di guerra: 4/15 al tiro, 0/4 da lontano, -5 ai rimbalzi, 4 perse di Diener.

La Bennet schiaccia l’acceleratore, scivola sicura sui suoi binari, mette in tasca nel primo tempo un parziale devastante: 24-10 per i padroni di casa, non esattamente il modo migliore per cominciare la partita.

Il guaio è che il secondo quarto prosegue sulla stessa sceneggiatura e sono botte da orbi, con una sola squadra in campo che gioca a basket e l’altra che arranca. La Dinamo va sotto di 20 (10-30) e Meo Sacchetti si arrabbia, chiama time-out, sbatte la lavagnetta per terra. La risposta non è delle più incoraggianti con un altro “airball” di Diener da dietro l’arco, poi l’americano finalmente si sblocca ma nel frattempo il distacco si allunga a dismisura: 10-33, 14-40, il canestro sembra sempre troppo piccolo e la zona di Cantù un muro impossibile da superare.

Nella seconda metà del quarto Sacchetti mette a sedere Diener e va con Tsaldaris playmaker, soluzione d’emergenza che sembra però l’unica possibile per rattoppare la falla in regia. La Dinamo prova a entrare in partita, dà qualche segnale di ripresa ma comunque si ritrova a metà gara con 21 punti (29-50) da recuperare. Nello score, ancora, segnali tremendi sparsi qua e là: Dinamo 36% al tiro, Cantù 8/12 da 3 punti.

Nel terzo quarto ancora Cantù scatta avanti con due canestri del vecchio fusto Denis Marconato, la Dinamo ingoia un altro -22 (35-57) poi ha un sussulto d’orgoglio e con tre triple di fila (due White, una Brian Sacchetti) si riporta a -13 (44-57). Non è abbastanza per riportarsi a distanza ravvicinata, ma serve quantomeno ad accendere la partita. Anzi, finalmente c’è una partita e la Dinamo chiude 59-74 con Brian Sacchetti che non molla e Diener che dà segnali di vita con un paio di canestri e uno sfcatto di rabbia con gli arbitri per un fallo non fischiato.

Un guizzo d’orgoglio che non basta a recuperare il disastro del primo tempo, Cantù tiene sempre in mano la partita e quando è il momento affonda in una difesa sempre troppo morbida: 63-88, non c’è più tempo, la partita è andata, non è stata proprio una bella serata.

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