La Nuova Sardegna

Sassari

Offese i genitori della bimba morta: multato 

di Nadia Cossu
Offese i genitori della bimba morta: multato 

Ex assessore condannato per avere diffamato una coppia che protestava per la estumulazione

22 giugno 2017
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SASSARI. Quella frase decisamente infelice pronunciata durante il consiglio comunale dove si stava discutendo proprio la modifica del regolamento cimiteriale di Sassari, gli è costata ieri mattina una condanna per diffamazione.

Protagonista dell’episodio – accaduto il 2 marzo del 2010 – l’allora assessore Gianni Cambula. Persone offese: i genitori di una bambina morta nel 1973 e i cui resti erano stati estumulati a distanza di 30 anni a loro insaputa. Il caso all’epoca fece molto scalpore tanto che il Comune dovette rivedere il regolamento soprattutto in merito alla comunicazione obbligatoria ai familiari dei defunti che vengono “spostati” dal loculo. E mentre se ne parlava durante la seduta consiliare – ripresa in diretta da alcune emittenti televisive – Cambula aveva detto la sua: «Vivaddio, dopo 36 anni questi genitori si sono ricordati di avere una piccola anima in cimitero». Una esternazione priva di tatto e di rispetto verso il dolore altrui che non passò inosservata anche perché le telecamere avevano ripreso tutto. I genitori della piccola defunta, indignati, si erano immediatamente rivolti all’avvocato Lisa Udassi ed era partita la denuncia per diffamazione.

A distanza di sette anni dai fatti il giudice Maria Antonietta Crobu, accogliendo le richieste del difensore, ha condannato l’ex assessore comunale (che era difeso dall’avvocato Nicola Lucchi) al pagamento di una multa di quattrocento euro e al risarcimento di duemila euro per le parti civili, ossia i due coniugi. Oltre al pagamento delle spese legali.

Nella denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Sassari, il padre della bimba aveva spiegato bene come quelle parole avessero ferito lui e sua moglie. «Quando nostra figlia è morta, io, mia moglie e anche altri familiari abbiamo visitato e curato la sua tomba, regolarmente, più volte al mese...». Ecco perché quel «vivaddio...» non lo avevano proprio sopportato. Oltretutto un’offesa pronunciata davanti ad altri consiglieri, che erano intervenuti a favore della modifica del regolamento cimiteriale. Durante il processo l’avvocato Lisa Udassi ha evidenziato i danni subìti dai suoi assistiti per via di quella esternazione pubblica tanto da convincere il giudice a emettere una sentenza di condanna.

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