La Nuova Sardegna

Sassari

Crisi politica: fuga dalle poltrone e nessuna voglia di occuparle 

di Luigi Soriga
Crisi politica: fuga dalle poltrone e nessuna voglia di occuparle 

Il sindaco chiede al Pd dei nomi per il rimpasto ma il partito risponde a Sanna di ricucire gli strappi Difficile via d’uscita: col sostegno dei monogruppo impossibile sfiduciare. Oggi il summit di coalizione

21 giugno 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Se la crisi politica sassarese fosse una malattia, ci sarebbero fior fior di equipe a studiare da vicino questo caso rarissimo e anomalo. La prima stranezza è questa: in genere quel che fa scricchiolare la solidità di una giunta è il tradizionale assalto alle poltrone. Tutti sgomitano per diventare assessori. Si libera un posto, e subito c’è la guerra per occuparlo. Invece nell’amministrazione Sanna avviene l’esatto contrario: tutti fuggono e si vogliono tenere ben alla larga da quelle poltrone. E chi si è accomodato e si è definitivamente alzato, tipo Carbini o Marras, non sentono affatto nostalgia di quelle comode sedute.

L’altro aspetto strano è che nessuno sa veramente che pesci prendere, e allora ognuno aspetta la mossa dell’altro. Come in una partita a scacchi dove da ogni pedina dipendono le sorti della partita.

L’unica certezza pare questa: Sanna non ha alcuna intenzione di dimettersi e passa la palla al Pd. È una sua strategia ormai ben rodata, e funziona così: io accetto ogni condizione, fatemi voi delle proposte per riformare la giunta, e andiamo avanti. Oppure decidetevi a staccare la spina una volta per tutta, assumendovi la responsabilità di commissariare la città.

Solo che il Pd non vuole togliere le castagne dal fuoco al sindaco. Anche perché la crisi non è più solo politica. Non c’è solo divergenza di vedute, di scelte nel portare avanti il programma. C’è soprattutto uno sfilacciamento nei rapporti umani tra sindaco e assessori. Feeling incancreniti da continui scontri, insofferenze reciproche che hanno portato diversi elementi dell’esecutivo a sbattere la porta in malomodo. E due di questi sono pezzi da 90 del Pd, come Gianni Carbini, ex vicesindaco, e adesso anche Fabio Pinna, ovvero il coordinatore cittadino del Partito Democratico. Entrambi, nei loro messaggi di addio, hanno accusato il sindaco di incapacità di gestire uno staff e di relazionarsi col prossimo, e infine di fallimento amministrativo. Ora alla gentile richiesta di sostituire Carbini e Pinna con altri due nomi, il partito quasi sicuramente risponderà picche. E rimbalzerà a sua volta la palla al sindaco: prova a ricucire lo strappo e fai rientrare le dimissioni. Quindi la situazione appare di totale stallo.

L’ago della bilancia al momento non vogliono essere neanche i consiglieri. Nella riunione di ieri sera una cosa è emersa chiaramente: c’è ben poco desiderio di andare a casa. Infatti i numeri per chiedere le dimissioni non ci sono: facendo la conta non si raggiungerebbero le 18 firme necessarie per sfiduciare la giunta. I piccoli monogruppo fanno da puntello, alcuni esponenti del Pd pure, e anche dai banchi dell’opposizione, vedi Lucchi e Sassu, potrebbe arrivare il sostegno. Quindi numericamente il sindaco resta in sella. Ma per governare ci vogliono anche gli assessori, e, come già detto, non c’è grande smania di occupare le poltrone. L’alleata della prima ora Monica Spanedda ha abbandonato la nave, e non proprio per divergenze politiche.

L’assessora alle Politiche sociali Raffaella Sau non le ha mandate a dire: «Si lavora in un clima poco sereno, con un’amministrazione fatta di azioni estemporanee e di mancanza di rispetto - dice - spesso noi assessori ci siamo ritrovati di fronte al fatto compiuto. Non sono stata ascoltata, non mi è stata data retta né in termini di strategia né in tema di dotazione finanziaria. È un settore totalmente ignorato, e allora è inutile sopportare questo clima, tensioni e conflitti, senza avere strumenti per rinnovare il sistema di promozione culturale, non ho tempo da perdere».

Solo nel faccia a faccia di oggi, durante la riunione di coalizione alla presenza dei big del partito, forse si giocherà finalmente a carte scoperte. E si capirà se la giunta Sanna ha le ore contate o se raccoglierà i cocci un’altra volta.

In Primo Piano
Il caso

Sassari, palazzina pericolante: sgomberate dodici famiglie

di Paolo Ardovino
Le nostre iniziative