La Nuova Sardegna

Sassari

Ambulanze ferme, ospedale nel caos 

di Luigi Soriga
Ambulanze ferme, ospedale nel caos 

Pazienti accompagnati a piedi negli altri reparti. I volontari: «Riprenderemo il servizio appena ci pagano 700mila euro»

16 giugno 2017
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SASSARI. Se prima era un braccio di ferro con la direzione dell’Aou, ora siamo alla guerra aperta. Da ieri le associazioni di volontariato che trasportano i pazienti da un reparto all’altro hanno sospeso il servizio. L’asticella si è alzata, dalle minacce si è passati ai fatti e la sanità è nel caos più assoluto.

Croce Azzurra, Croce Blu, Croce Sarda, Polisoccorso, Soccorso Sardo, Misericordia e Pass Soccorso hanno incrociato le braccia. Ambulanze ferme, quindi, ad eccezione delle situazioni di assoluta emergenza, quando in gioco c’è la vita delle persone, o quando si tratta di casi pediatrici. Significa che ieri mattina tutti i malati che avevano bisogno di effettuare un accertamento medico, e magari spostarsi dall’ospedale alle cliniche, si sono dovuti arrangiare con una passeggiata lungo viale San Pietro, scortati dal personale ausiliario. Così per tutti coloro in grado di camminare. Per gli altri gli esami sono rimandati. Medici quindi su tutte le furie perché non sanno come far svolgere ai pazienti gli accertamenti diagnostici in altri reparti. E le minacce di denunce volano per i corridoi: «Ognuno si assumerà le proprie responsabilità: se un paziente muore per l’impossibilità di effettuare un esame, qualcuno risponderà di omicidio colposo». E ancora: «Se il trasporto dei pazienti non riprenderà entro 5 minuti – tuona una dirigente Aou – ci rivolgeremo ai carabinieri e in Procura per interruzione di pubblico servizio».

Il clima è tesissimo e questo ha l’aria di essere un disservizio tutt’altro che temporaneo, dal momento che le associazioni di volontariato non hanno intenzione di sospendere la protesta, nonostante la tegola delle conseguenze penali. «Il Prefetto è stato avvisato per tempo della nostra protesta, ed è a conoscenza anche delle motivazioni – dicono – La situazione però ci sembra paradossale: alla fine i cattivi sembriamo noi. Lavoriamo gratis per sette mesi, anticipiamo dalle nostre tasche 700mila euro, ci assumiamo rischi penali trasportando pazienti senza essere coperti da convenzione, e invece di ringraziarci ci attaccano e ci additano come irresponsabili. Ora noi ci chiediamo: questi manager o anche i medici che urlano contro di noi, avrebbero lavorato per sette mesi senza percepire un euro?».

Perché la storia è questa: dall’1 dicembre a oggi le sette associazioni hanno anticipato 700mila euro per coprire le spese di trasporto di 18mila pazienti. Ora sono in ginocchio, e non sono disposte a dissanguarsi ulteriormente. L’ultimatum rivolto al manager dell’Aou Antonio D’Urso è questo: «Riprenderemo il servizio solo quando vedremo la firma sopra le delibere di pagamento degli arretrati. O quando verrà formalizzata una proroga tecnica in attesa che venga definita la nuova procedura di gara. O quando avremo finalmente la nuova convenzione». Il loro contratto è scaduto il 30 novembre e da quel momento operano nel limbo: offrono prestazioni che non possono essere rimborsate perché l’Aou non ha espletato le gare pubbliche e dunque non ha lo strumento amministrativo per pagare. Le tradizionali proroghe degli appalti, da sempre illegittime ma da sempre utilizzate nella sanità, ormai sono temutissime dai dirigenti, perché su ogni firma pende la mannaia dell’avviso di garanzia. Quindi o procedura a norma, e cioè gara ad evidenza pubblica, con tempi tecnici di alcuni mesi, oppure niente fatture pagate. E l’ultima proposta del manager D’urso è stata proprio questa: allegare al bando di gara pronto tra una decina di giorni, una presa d’atto delle prestazioni rese dalle associazioni, con il relativo pagamento. Ma di soldi concretamente se ne parlerebbe in autunno, e intanto il tassametro continuerebbe a macinare, e i crediti forse lieviterebbero a un milione di euro.

Anche perché le ambulanze, in questa situazione di caos dove mancano farmaci, presìdi, e altro materiale, vengono utilizzate in maniera impropria come fossero dei corrieri da spedire in giro per gli altri ospedali della Sardegna a raccattare fiale e medicinali, o a recapitare altrove campioni da analizzare perché a Sassari mancano i reagenti. O ancora ambulanze usate come furgoni per il trasporto di carrelli, attrezzature e materiali da sterilizzare. Ecco perché lo stop di ieri ha generato un vero e proprio cortocircuito, con dirigenti furibondi e medici imbufaliti. Una tregua potrebbe scattare solo questa mattina alle 10: il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha organizzato un incontro tra il manager D’Urso e un rappresentante delle sette associazioni di volontariato.

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