La Nuova Sardegna

Sassari

Botte e minacce alla moglie dell’amante 

di Luigi Soriga
Botte e minacce alla moglie dell’amante 

Una donna da due anni rende la vita un inferno alla “rivale” e al marito: «Io finirò in carcere, ma lei andrà al cimitero»

30 maggio 2017
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SASSARI. La casistica è di gran lunga inferiore, ma talvolta anche le donne si trasformano in persecutrici violente e aggressive. Lo stalking rosa può essere altrettanto logorante, malato e pericoloso.
Una quarantenne sassarese ha ricevuto il divieto di avvicinamento ai luoghi di residenza e di lavoro del suo ex amante e della rispettiva moglie. I vigili urbani le hanno notificato il provvedimento del gip Michele Contini qualche giorno fa, dopo che la donna non aveva mostrato grande preoccupazioni per le precedenti denunce a suo carico.
Infatti due settimane fa il suo ultimo messaggio spedito al suo amante suonava così: «Io finirò in galera, ma lei al cimitero. E fidati: questa non è una semplice minaccia».
Lei, una quarantina d’anni, sposata, muscoli ben torniti da ore di palestra, e tanta bile e frustrazione da sfogare.
Lui, sulla cinquantina, gestore di un bar, sposato, non proprio fedele nella gioia e nel dolore. Si incontrano tre anni fa, si piacciono, hanno una relazione extraconiugale che va avanti per diverso tempo.
Poi purtroppo il copione è tristemente ricorrente. Lei si innamora perdutamente, il ruolo di amante le sta stretto, vorrebbe qualcosa in più. Allora getta la polpetta avvelenata. Una lettera anonima, condita di insulti, con un unico filo conduttore: l’infedeltà del marito.
Poi i messaggi di posta diventano sempre più frequenti, e l’uomo si rende conto che la sua esistenza stava prendendo una piega pericolosa. Arrivato al bivio sceglie la famiglia: confessa il tradimento e taglia drasticamente la relazione.
L’amante perde completamente la testa, entra in una perversa competizione con la rivale: rovinarle la vita e levarla dai piedi diventa la sua ragione di vita. Quasi ogni giorno si presenta al bar: «Ti spacco il c..o, brutta.... cornuta ... », e avanti così, in una sequela di insulti e gestacci dove “brutta” e “cornuta” sono gli aggettivi più cordiali.
E la conclusione è questa: «Vedrai che questa volta ti faccio a pezzi, ti ammazzo».
Non sono parole che possono essere sottovalutate. Nel 2015 era entrata nel bar come una belva. Aveva visto la moglie, le si era scagliata contro, afferrata per un braccio, presa ripetutamente a schiaffi, e poi con una mano le aveva stretto il collo. Erano intervenuti in due per indurla a mollare la presa.
Poi arrivano le denunce, ma servono a poco: invece di imboccare la via di casa, come un animale ferito, la donna fiuta la strada delle persone a cui vuole male. E per addentare la loro serenità ricorre allo smartphone, che non concede tregue e nascondigli dalla pervasività altrui. Centinaia di messaggi, molestie, provocazioni, umiliazioni plateali.
Si può cambiare indirizzo, numero di telefono, ma traslocare il lavoro e un’esistenza intera viene in saluta. La paura e l’ansia diventano compagni di vita.
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