La Nuova Sardegna

Sassari

Accordo con la soprintendenza

Dopo i portali Semestene riavrà anche la statua lignea

Dopo i portali Semestene riavrà anche la statua lignea

SEMESTENE. Dopo quarantanove anni di lotta, gli abitanti di Semestene sono riusciti a riappropriarsi dei portali di Santa Croce, ma adesso un altro tesoro appartenente al piccolo paese del Mejlogu...

23 maggio 2017
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SEMESTENE. Dopo quarantanove anni di lotta, gli abitanti di Semestene sono riusciti a riappropriarsi dei portali di Santa Croce, ma adesso un altro tesoro appartenente al piccolo paese del Mejlogu potrà ritornare a casa. Ieri, in concomitanza con la cerimonia ufficiale di consegna dei portali romanici, il nuovo Soprintendente di Sassari, Francesco di Gennaro, ha espresso all'ufficio Beni Culturali della Diocesi, come dà notizia il sito del Comune di Semestene «il proprio parere favorevole per la restituzione alla comunità di Semestene della antica statua lignea di San Nicola di Trullas, attualmente custodita nella Pinacoteca Nazionale di Sassari».

La statua sarà collocata all'interno della chiesa parrocchiale di San Giorgio, secondo le modalità concordate con la Diocesi e la Soprintendenza.

Il responsabile della Soprintendenza all’archeologia, e pae saggio di sassari, Olbia Tempio e Nuoro ha riconosciuto «i notevoli sforzi che sta compiendo il Comune di Semestene per il recupero di opere e luoghi d'arte appartenenti alla comunità e significativi per la sua memoria storica», Nei prossimi giorni, infoma il Comune « verranno definite le modalità, le formalità e i tempi per la riconsegna«.

«Tutto ciò è stato possibile grazie alla preziosa e fattiva collaborazione con il nostro Comune del direttore dell'ufficio beni culturali della Diocesi di Alghero-Bosa, don Paolo Secchi, e della funzionaria della Soprintendenza di Sassari, Maria Paola Dettori», comunicano dal municipio.

La statua lignea di “Santu Nigola Etzu” venne portata a Sassari per un intervento di restauro e, subito dopo, collocato nella pinacoteca sassarese, mentre i portali sono rimasti nei depositi della Soprintendenza di via Monte Grappa, appunto, per 49 anni.

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