La Nuova Sardegna

Sassari

Piras: «Rilancio vero senza finzioni»

di Gianni Bazzoni
Piras: «Rilancio vero senza finzioni»

L’assessora regionale all’Industria: non ci siamo mai fermati, il Protocollo 2011 era una scatola vuota. Ora si vede la luce

24 aprile 2017
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SASSARI. «Io ci credo nelle cose che faccio. Oggi non dico che è già ripresa ma almeno che vediamo la luce in fondo al tunnel». Maria Grazia Piras, assessora regionale all’Industria conosce il territorio del nord Sardegna dal quale proviene e dove ha operato nel sistema delle imprese (quando era ai vertici dell’Api Sarda). E dopo l’attacco delle organizzazioni sindacali che hanno chiamato in causa la Regione e il presidente Pigliaru, non si tira indietro.

«Fino a tre anni fa – racconta – era come per le banche: non c’era la domanda. Ora di fronte ai bandi c’è una reazione. É fondamentale: se il cavallo non beve è inutile dargli l’acqua».

Partiamo con ordine: i sindacati vi accusano di silenzio e di non avere fatto niente o quasi per il comparto industriale...

«Io ho incontrato i rappresentanti sindacali più volte, anche a gennaio. Lo faccio ogni qualvolta c’è qualcosa da comunicare, lo farò anche a breve. Non è serio dire che non abbiamo fatto niente. La situazione è complessa...».

E com’è?

«Il Protocollo del 2011 ha chiuso la chimica in Sardegna per lanciare la chimica verde. Non lo abbiamo firmato noi ma altri. In quell’intesa c’era la promessa di 1,2 miliardi di euro. Ma i soldi in realtà non c’erano, si è partiti da una dichiarazione di intenti. Perché fare finta di non saperlo? Noi abbiamo ripreso in mano la vertenza, e lentamente stiamo andando avanti».

Situazione in alto mare?

«No, eravamo bloccati. Abbiamo cercato di rivedere quel Protocollo, perché la centrale prevista risultava sovradimensionata e il progetto non più percorribile. A dicembre 2016 ci hanno presentato la proposta per la centrale a cogenerazione, con il metano. Stiamo aspettando il progetto».

I contrasti quindi sono con Eni?

«Diciamo che noi non abbiamo firmato perché non c’erano le garanzie per un vero rilancio dell’attività industriale. Sarebbe stato facile mettere una firma, ma non aveva senso. Servono investimenti veri, legati allo sviluppo e alla produttività. Non fatti per altri scopi».

Il ruolo del presidente Pigliaru è stato giudicato troppo debole nei confronti di Eni e Governo nazionale...

«Non è vero, il presidente non si è mai fermato. Il lavoro è stato lungo, e tra un paio di settimane dovrebbe esserci la definizione dell’intesa con il presidente del consiglio Gentiloni e l’Ad di Eni De Scalzi. La lunga fase di preparazione è stata fatta con il ministro De Vincenti».

Sul gas circolano notizie contrastanti. All’entusiamo iniziale ha fatto seguito un lungo silenzio. Perché?

«Stiamo andando veloci. Avantieri c’è stata la riunione per il Via alla dorsale, la Snam è scesa in campo e questo ci dà ampie garanzie perché non è certo l’ultima arrivata. C’è già l’autorizzazione per Oristano e su Porto Torres si sta lavorando. Abbiamo una interlocuzione con il Governo che è quasi quotidiana, con piena condivisione. Presto ci saranno notizie importanti».

E le bonifiche?

«Forse si è andati avanti un po’ lentamente, ma la situazione era critica. Ora si può spingere di più: noi siamo per dare corso a tutte le azioni pianificate per risanare il territorio e creare nuove opportunità per lo sviluppo e l’occupazione».

La centrale di Fiume Santo è sempre più lontana?

«Ci sono stata da poco. Ho chiesto maggiore attenzione verso il territorio, un coinvolgimento diretto delle imprese e dei lavoratori locali nelle bonifiche e nella demolizione dei gruppi 1 e 2. Ma anche di fare crescere il sistema delle imprese, e non lo si fa con le briciole dei subappalti. Su questo tutti devono fare la propria parte. Non solo la Regione.

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