La Nuova Sardegna

Sassari

Uccise la zia, condannato a 14 anni

di Nadia Cossu
Uccise la zia, condannato a 14 anni

Si è concluso il processo per Tore Usai, il 36enne che l’anno scorso colpì a morte con un vaso Bonaria Sanna, di 80 anni

22 aprile 2017
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SASSARI. Quattordici anni e otto mesi, condanna ben più pesante rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Giovanni Porcheddu che al termine della requisitoria aveva sollecitato una pena di dieci anni di reclusione per Tore Usai, il 36enne che a gennaio del 2016 uccise la zia Bonaria Sanna colpendola con un vaso. L’omicidio era avvenuto nell’abitazione dell’anziana, in via Torres a Sassari, dove anche il nipote solitamente abitava.

Il pubblico ministero era arrivato a quella richiesta con il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti rispetto alle aggravanti e applicando poi lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato. Ma il giudice Rita Serra ha invece ritenuto le generiche equivalenti alle aggravanti contestate (ossia motivi futili, minorata difesa per via dell’età della vittima, abuso di relazioni domestiche) e, partendo da 21 anni, è arrivata alla pena conclusiva di 14 e otto mesi.

«Non volevo ucciderla – aveva balbettato Tore Usai con gli occhi lucidi davanti agli inquirenti che lo interrogavano poche ore dopo il delitto – ho perso la testa quando mi ha detto che ero un fallito, poi l’ho colpita». Il delitto era stato commesso la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 2016 nella casa di via Torres. Il raptus al termine di una discussione nata dopo l’ennesima richiesta di denaro non andata a buon fine considerato che l’anziana donna si era rifiutata di dare soldi al nipote. Dopo l’omicidio, Usai si era cambiato di abito, aveva cercato di pulire la scena del delitto, aveva infilato tutto in una busta di nylon e aveva poi gettato gli stracci e il vaso di cristallo in un cassonetto. Poi aveva vagato a lungo per la città e alle 8 del mattino si era presentato a casa della madre (sorella della vittima). Insieme infatti dovevano andare alla Caritas per ritirare il pacco degli alimenti. Usai aveva però spiegato a sua madre che la zia gli aveva chiesto di fare la fila per lei, lasciando intendere che, forse, li avrebbe raggiunti. All’ora di pranzo era poi rientrato nell’abitazione di via Torres e aveva chiamato il 118: «Presto, venite, mia zia è caduta e ha battuto la testa». Ma quando i soccorritori erano entrati nell’appartamento avevano capito subito che non si trattava di un incidente domestico e avevano chiamato la polizia.

L’avvocato difensore Maurizio Serra nella sua arringa ha fatto valere la tesi dell’omicidio preterintenzionale: il nipote avrebbe sì colpito la zia ma non con l’intenzione di ucciderla. In subordine aveva chiesto l’esclusione delle aggravanti e l’applicazione delle generiche. Per questo il legale ha preannunciato l’intenzione di ricorrere in Appello.

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