La Nuova Sardegna

Sassari

«Regione assente, via alla mobilitazione»

di Gianni Bazzoni
«Regione assente, via alla mobilitazione»

Le segreterie territoriali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil chiamano in causa Pigliaru: basta silenzi, bisogna agire

22 aprile 2017
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SASSARI. Investimenti bloccati, progetti che non decollano e le poche certezze sullo sviluppo delle attività produttive relegate a riserva del nulla. Intanto la crisi ha aggredito il territorio su tutti i fronti lasciando macerie e un popolo di disoccupati, con tanti lavoratori in mezzo al guado: troppo giovani per andare in pensione e troppo avanti negli anni per ricominciare da capo con un altra occupazione. Le segreterie territoriali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil (il documento è firmato dai segretari Murtinu, Velluto e Tavera) ieri hanno chiamato nuovamente in causa la Regione per le condizioni del settore industriale del nord Sardegna «che continua la sua inarrestabile agonia».

Politica assente. I sindacati denunciano l’assenza politica e gestionale del presidente Francesco Pigliaru.

«Caso unico nella nostra Regione e molto probabilmente anche in Italia, il nostro territorio ha - fra disattesi e in stand-by - ben 1,2 miliardi di euro di investimenti accordati, definiti e ancora non spesi, fra i due siti industriali: Petrolchimico di Porto Torres, in mano all’ Eni, e la centrale elettrica di Fiume Santo, oggi proprietà dei cechi di EP Produzione». Questo è un dato preoccupante - secondo le organizzazioni sindacali, «sul quale il governatore ha fatto calare il silenzio». Una riflessione avvalorata dal fatto che il presidente, per sua stessa ammissione, ha incontrato l’Eni almeno una decina di volte «senza mai relazionare quale sia il reale intento della multinazionale sul progetto di chimica verde e di conseguenza sul destino dell’intero stabilimento di Porto Torres».

Conseguenze pesanti. Murtinu, Velluto e Tavera sottolineano che una simile situazione «ha determinato pesanti conseguenze che hanno portato allo stallo degli investimenti della società Matrìca (vettore della chimica verde) e a un incalcolabile danno nei confronti dei lavoratori dell’indotto. Tema, quest’ultimo, in capo proprio alla gestione della Regione».

Confronto negato. Silenzio, poca trasparenza e mancanza di confronto con le organizzazioni sindacali – questa la denuncia di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil – «stanno portando l’unico reale progetto di reindustrializzazione in Italia sulla strada del possibile fallimento».

Industria cancellata. Ma il sindacato chiama in causa anche il Comune di Porto Torres. «Alla poca lungimiranza politica a livello regionale si aggiunge anche quella locale: nel Dup (Documento Unico di Programmazione) 2017-19 del comune di Porto Torres, pubblicato in questi giorni, nelle linee programmatiche sul tema lavoro, si registrano le sole voci “turismo/cultura” e “commercio/artigianato”. Nessun accenno alle attività produttive: in un territorio a vocazione industriale, che accoglie un sito a grande contenuto di innovazione produttiva e tecnologica è decisamente singolare».

Quale salute. L’industria appare, però, alla voce “salute dei cittadini”: «Una scelta – sottolineano le organizzazioni sindacali – che evidenzia quale sia l’ impostazione ideologica e politica di chi oggi amministra questo territorio, primo fra tutti il sindaco Wheeler che scorge in aziende come Versalis, Syndial, Matrìca, Fiume Santo SpA e in tutto l’ indotto, non una risorsa fondamentale per l’economia del nord Sardegna, ma un problema di salute pubblica da risolvere al più presto magari lavorando per affossarle, illudendosi di fare un servizio alla comunità mentre sta firmando la condanna alla definitiva miseria».

L’Eni nicchia. Una situazione da ultima spiaggia, dunque. Perché l’assenza della politica consente anche all’Eni «di nicchiare e sviare su impegni assunti nel 2011, procrastinando investimenti che avrebbero dovuto già essere realizzati e reinterpretare unilateralmente lo spirito del “Protocollo sulla chimica verde” in assenza di un confronto fattivo con il sindacato».

Mobilitazione. La conclusione è la decisione di tornare alla mobilitazione, «anche da soli se sarà necessario», e rivendicare «il lavoro e lo sviluppo di questo territorio che non può fare a meno dell’industria e delle produzioni per sostenere i propri cittadini e le loro famiglie».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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