La Nuova Sardegna

Sassari

Il Comune di Ossi darà battaglia al Tar contro la cava

di Pietro Simula
Il Comune di Ossi darà battaglia al Tar contro la cava

Il Consiglio ha approvato la decisione di presentare ricorso Continua il contenzioso con la Regione sulla concessione

19 aprile 2017
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OSSI. Chiedere un incontro col presidente Pigliaru e contestualmente ricorrere al Tar contro l’autorizzazione rilasciata dalla Regione alla ditta Monte Rosè di Portotorres per la ripresa dell’estrazione di inerti e calcare ad usi civili e industriali nella cava di Su Padru. La decisione, già nell’aria, è stata formalizzata all’unanimità nel consiglio comunale aperto svoltosi nei giorni scorsi al cinema Casablanca.

Ma diversi cittadini intervenuti hanno anche proposto di mettere in atto azioni ancora più eclatanti ed incisive, come quella dell’occupazione della cava e l’opposizione ha in corso una raccolta di firme contro l’autorizzazione.

In apertura di seduta il sindaco Giovanni Serra rivendica il diritto della comunità «a vivere serenamente e in salute nel proprio territorio» e cita, in opposizione alla ripresa dell’attività di cava, una serie di motivi, quali la prossimità di alcune abitazioni (a circa 150 metri), di un deposito di gas (a circa 200 metri), e della Tensostruttura (a circa 400 metri), cui aggiunge motivazioni riguardanti la salute di alcuni cittadini che risiedono nel quartiere confinante con le cave; denuncia inoltre la mancanza totale di opere di ripristino ambientale da parte della Italcementi, titolare della cava prima della Monte Rosè.

Ma «le nostre osservazioni, sottolinea il primo cittadino, sono state completamente inascoltate e non sono state ritenute pertinenti in quanto generiche e non adeguatamente motivate». Da qui la decisione che, «non essendo state ritenute idonee dalla Regione le motivazioni sostanziali, ora verranno fornite al Tribunale amministrativo regionale quelle formali» con l’intento di porre in atto una opposizione «durissima e severa».

Il contenzioso tra Comune e Regione non è qualcosa che arriva all’improvviso. Nel settembre 2001 l’assessorato regionale dell’Industria aveva rinnovato alla Italcementi l’autorizzazione all’attività estrattiva per altri 12 anni (e cioè sino al 2013), con l’impegno da parte della società ad iniziare i lavori nei termini di legge, «proseguendoli in modo continuativo secondo il progetto approvato». Ma nell’arco dei 12 anni l’attività lavorativa sarebbe stata interrotta più volte per un periodo superiore a sei mesi, sino alla chiusura del cementificio di Scala di Giocca nel 2010 «con il licenziamento di tutti i dipendenti e il trasloco in altra sede dei macchinari ancora efficienti».

A quel punto, nell’ottobre 2011, l’allora sindaco Lubinu chiedeva alla Regione che venissero avviate le procedure per dichiarare decaduta l’autorizzazione di cava di “Su Padru” per inadempienza del concessionario. In assenza di provvedimento in tal senso nell’ottobre 2013, scaduta la concessione, chiedeva la definitiva cessazione e l’avvio delle procedure di ripristino ambientale. Il resto è storia recente. L’11 di questo mese la decisione del consiglio comunale e l’incarico per il ricorso al Tar.

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