La Nuova Sardegna

Sassari

I Comuni sardi alla riscossa contro lo Stato: «Dateci i fondi scippati»

Silvia Sanna
I Comuni sardi alla riscossa contro lo Stato: «Dateci i fondi scippati»

Corsa ai rimborsi dopo la sentenza che boccia la spending review di Monti: i tagli furono illegittimi perché non preventivamente discussi con gli enti locali. Nel 2013 il governo ha ridotto i trasferimenti per l’isola di circa 60 milioni

17 aprile 2017
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SASSARI. La corsa al rimborso è partita, Comuni piccoli e grandi sperano di riportare a casa il maltolto: fondi destinati alle casse degli enti locali e tagliati nella spending review del governo Monti. La sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che almeno per quanto riguarda l’anno 2013 quella sforbiciata massiccia alle risorse è stata illegittima perché macchiata da un peccato originale: gli enti coinvolti non erano stati informati per tempo e si erano ritrovati a fare i conti con le casse svuotate a loro insaputa. Un provvedimento che ha riguardato tutti i 377 Comuni isolani e che si è tradotto per l’isola nello scippo di circa 60 milioni di euro, una briciola nel tesoretto nazionale di 2,25 miliardi. Con il pronunciamento 129 del dicembre 2016 la Consulta ha aperto la strada alla richiesta di risarcimenti. E i sindaci non si sono fatti pregare: tanti hanno colto al volo la possibilità di ottenere la restituzione di almeno una parte dell’importo. I segnali sono confortanti: qualcuno oltremare canta già vittoria.

I fondi tagliati. A stabilire che il prelievo era illegittimo è stata la Consulta dopo il ricorso presentato dai Comuni di Lecce e Andria in Puglia al Tar del lazio. Ricorso accolto, al punto che Lecce ha già ottenuto il rimborso: 2,6 milioni di euro, la metà di quanto richiesto. Ora la corsa al risarcimento è frenetica. Non c’è un numero preciso, ma si sa che dall’isola l’iniziativa è stata assunta da numerosi Comuni, piccoli e grandi: Sassari e Nuoro, per esempio, con il capoluogo barbaricino che ha fatto da apripista e ora si è portato molto avanti. L’amministrazione Soddu ha inoltrato un mese fa la richiesta di rimborso ai ministeri dell’Economia e dell’Interno. Non avendo ottenuto risposta, è scattata la seconda mossa: l’ingiunzione di pagamento. Se i soldi, circa 1,7 milioni di euro, non rientreranno nelle casse comunali entro il 21 aprile, il Comune chiederà il pignoramento dei beni e dei conti correnti dei ministeri chiamati in causa. «Perché – dice il sindaco Andrea Soddu – è inaudito che lo Stato non rispetti una sentenza della Corte Costituzionale». Analoga richiesta ha presentato il comune di Macomer, così come Bolotana nel Nuorese e Ploaghe nel Sassarese. All’elenco già lungo l’ultimo Comune che si è aggiunto è quello di Ilbono in Ogliastra.

L’obiettivo. Non è affatto scontato, e il caso di Lecce in questo senso è esemplare, che venga restituita l’intera somma richiesta. Per le casse statali sarebbe un autentico salasso, per questo l’Anci è impegnato in queste settimane nella ricerca di una mediazione con il Governo che possa accontentare entrambe le parti. Lo Stato difficilmente potrà fare finta di nulla. La sentenza della Corte è chiarissima: pur non bocciando la spending review – attuata dal governo Monti con l’obiettivo di fare recuperare credibilità all’Italia sui mercati internazionali – i giudici hanno cassato il metodo: nell’anno di introduzione, 2013, è mancata l’indispensabile comunicazione con gli enti locali che hanno subìto le riduzioni delle entrate sulla base di calcoli matematici non concordati. Per questo hanno dovuto fare i salti mortali per fare quadrare i conti e in molti casi è stato obbligatorio ridurre i servizi e aumentare le tasse. Dopo una stagione di sacrifici ora potrebbe arrivare la rivincita.

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