La Nuova Sardegna

Sassari

a processo dopo LA DENUNCIA DEI FAMILIARI

Non intascò i soldi del fratello morto, assolta

di Nadia Cossu
Non intascò i soldi del fratello morto, assolta

SASSARI. Non ci fu alcuna «appropriazione indebita» di denaro, lei si era presa cura del proprio fratello invalido come tutrice e i soldi li aveva spesi per provvedere alle necessità del suo caro che...

08 aprile 2017
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SASSARI. Non ci fu alcuna «appropriazione indebita» di denaro, lei si era presa cura del proprio fratello invalido come tutrice e i soldi li aveva spesi per provvedere alle necessità del suo caro che dopo un incidente stradale non era più autosufficiente.

Si è concluso con un’assoluzione «perché il fatto non sussiste» il processo per peculato a carico di due coniugi difesi dagli avvocati Marco Palmieri e Antonello Urru. L’imputata, con l’accordo degli altri familiari, era stata nominata tutrice del fratello celibe e senza figli che potessero badare a lui.

Ma a un certo punto gli altri sei fratelli la denunciano perché dopo la morte dell’invalido avevano scoperto un ammanco notevole di soldi che, a loro giudizio, si era intascata proprio la sorella tutrice che negli anni aveva anche fatto investimenti immobiliari.

Al termine della requisitoria davanti al collegio presieduto da Maria Teresa Lupinu, il pubblico ministero Cristina Carunchio aveva chiesto una condanna pesante: cinque anni per la sorella imputata e tre anni per suo marito.

La storia risale a qualche anno fa. I sei fratelli – che nel processo si sono costituiti parte civile con l’avvocato Carlo Pinna Parpaglia – un giorno si presentano dai carabinieri per chiedere che vengano fatti accertamenti sull’entità patrimoniale del loro caro deceduto. Patrimonio che consisteva in beni immobiliari e somme depositate nel conto corrente a lui intestato del quale, come avevano spiegato agli investigatori, nessuno aveva libero accesso senza l’autorizzazione del giudice tutelare. Bisogna precisare che dopo l’incidente che lo rese invalido, l’assicurazione aveva stabilito l’indennità di liquidazione per un totale di 500 milioni di lire. Una somma che venne appunto depositata sul conto corrente del fratello malato. In più, su disposizione del giudice tutelare, vennero fatti anche degli investimenti bancari su vari titoli (bot e altro).

Stando alla ricostruzione emersa durante il dibattimento, dopo la morte dell’uomo i fratelli vennero convocati dalla banca per definire la divisione dei soldi presenti sul conto. Ed è in quella occasione che conoscono l’esatto ammontare della somma, «nettamente inferiore a quanto ci aspettavamo visto e considerato che per il tipo di investimenti fatti all’epoca, gli interessi maturati avrebbero dovuto essere di gran lunga superiori». La sorella tutrice e il proprio marito – attraverso i legali Palmieri e Urru – hanno sempre spiegato che i soldi mancanti vennero utilizzati per soddisfare le varie necessità del fratello. Una versione alla quale hanno creduto anche i giudici.

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